Con la sola esclusione delle due zone interessate del Salento, l'Italia è area Xylella free. La definizione è venuta con il decreto del ministero per le Politiche agricole approvato nei giorni scorsi dalla Conferenza Stato-Regioni. Il provvedimento si basa sui risultati emersi dai 17.186 controlli e dalle 13.766 analisi di laboratorio effettuate dalle regioni italiane nel corso del 2015.
L'individuazione delle aree indenni da Xylella fastidiosa è il presupposto per arrivare in tempi brevi a sbloccare l'esportazione di materiale vivaistico dalla Puglia e dall'Italia verso quei Paesi terzi che nei mesi scorsi hanno adottato misure restrittive proprio sulle importazioni. Il decreto, presto all'esame del Consiglio dei ministri, rappresenta inoltre il primo step della nuova strategia di contrasto al batterio responsabile dell'essiccamento degli ulivi in Salento, illustrata lo scorso 25 gennaio dal ministro delle Politiche agricole, Maurizio Martina al Commissario Ue alla Salute, Vytenis Andriukaitis. «Il provvedimento – ha detto Martina – è il frutto di un anno intenso di monitoraggi e analisi. Un lavoro che vogliamo ulteriormente rafforzare perché è di grande importanza sia per la tutela del nostro patrimonio olivicolo che per i riflessi positivi che può avere sul settore vivaistico finora fortemente penalizzato dall'emergenza».
Il periodo commissariale così come definito dal Governo si chiude oggi, tuttavia le azioni di contrasto non si fermano. «Il Piano nazionale va avanti – ha aggiunto il ministro - e ora attendiamo il dettaglio delle azioni che la Regione Puglia ha annunciato e che devono essere impostate e realizzate in tempi rapidi».
Sul territorio una strategia va infatti ancora delineata. La Conferenza Stato-Regioni che ha dato il via libera all'area Xylella free, ha invece bocciato uno schema di decreto col quale veniva deciso lo spostamento degli ulivi infetti dalla zona interessata da alcune opere pubbliche tra cui anche il gasdotto Tap (Trans Adriatic Pipeline) che dal confine tra Turchia e Grecia arriverà fino in Italia. Una bocciatura che rivela come la questione degli espianti (al momento bloccati dai provvedimenti della magistratura) resti particolarmente complessa.
Sull'argomento sono intervenuti anche i ricercatori dell'Accademia nazionale delle Scienze dei XL e dell'Università di Pisa. Secondo Amedeo Alpi (Accademia nazionale delle Scienze) e Giacomo Lorenzini (Università di Pisa) «non ha senso tenere in piedi e congelare centinaia di piante di olivo morte, o moribonde che possono solo rappresentare una fonte di contagio del batterio».
Dalle considerazioni dei due ricercatori emerge anche un inedito atto d'accusa nei confronti della Politica agricola comunitaria. «Gli organismi Ue – hanno aggiunto i due ricercatori – sono oggi preoccupati per l'evoluzione negativa della situazione pugliese. Ma a Bruxelles non mancano responsabilità». La riforma della Pac del 2005, infatti, improntata al disaccoppiamento, ha assicurato il sostegno finanziario Ue (basato su una media degli aiuti incassati in passato) anche a chi non produce più e quindi non coltiva il proprio terreno. «La decisione di “disaccoppiare” i sostegni comunitari – concludono Alpi e Lorenzini – ha disincentivato la cura delle aziende favorendo invece fenomeni di abbandono. E proprio abbandono e incuria sono alla base della propagazione incontrollata del batterio della Xylella».
Come dire: da parte di Bruxelles oltre alle procedure di infrazione, forse, ci si attenderebbe anche qualche autocritica.
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