Economia

Borse e gioielli, alla Ue la contraffazione costa 27mila posti di lavoro

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borse e valigie

Borse e gioielli, alla Ue la contraffazione costa 27mila posti di lavoro

Borse e valigie, ma anche gioielli e orologi. Costano “cari” all'economia europea. Soprattutto quando sono di contrabbando. Un business – quello del fake – che costa ai legittimi produttori europei, ogni anno, 3,5 miliardi di euro e determina la perdita diretta di 27 mila posti di lavoro in questi due settori, poiché i produttori assumono meno personale di quanto avrebbero fatto in assenza di contraffazione.

E l'Italia? Poiché pelletteria, borse, accessori e oro sono tra le “punte di diamante” del nostro Made in Italy, tra i Ventotto è la più esposta. Roma ci rimette, complessivamente quasi 1 miliardo di mancata produzione (920 milioni di euro, per l'esattezza, e circa 7500 posti di lavoro “legali”).A mappare i danni da “falsi” è nuovamente l'Uami (l'Agenzia Europea per la proprietà intellettuale), con due nuove pubblicazioni delle sue periodiche relazioni (sono la 5° e la 6° uscita, dopo quelle su cosmetici, abbigliamento, calzature, articoli sportivi e giocattoli), che saranno rese note questa mattina. Complessivamente, a causa della contraffazione, la Ue registra un calo delle vendite di articoli di gioielleria e orologeria pari al 13,5 % e una diminuzione per borse e valigie del 12,7 per cento.

Gioielli e orologi
Andando nel dettaglio, sul fronte gioelleria e orologi, l'industria europea perde ogni anno 1,9 miliardi per i falsi che circolano nel mercato Ue. Che si traduce in quasi 15mila posti di lavoro in meno in un settore che ne vede, legalmente, 100mila (80mila tra anelli e bracciali e 20mila tra le lancette). Piccolissime aziende, poco più di 37mila, con una media di 3 addetti per impresa. Ma produzione e lavoro ”sommersi” portano mancato gettito. Tra Iva non riscossa, mancate imposte su imprese, persone fisiche e contributi previdenziali che svaniscono, il “conto” è di oltre 590 milioni di euro che mancano all'appello dell'Erario.E quanto “soffre” il comparto italiano? Parecchio, rispetto agli altri Paesi Ue. L'Italia è, infatti, il maggior produttore di articoli di gioielleria nella Ue: 5 miliardi di euro ogni anno (dietro di noi, Francia, Germania e Belgio, con circa, rispettivamente, 1,3 miliardi). Per effetto della contraffazione, gioielleria e orologeria “Made in Italy” perdono, ogni anno, 400 milioni di euro che potrebbero dare vita a 3400 posti di lavoro in più.

Borse e valigie
Sul fronte della pelletteria, la produzione europea viaggia attorno agli 11,3 miliardi. Tanto che per soddisfare i suoi consumi (12 miliardi complessivi) importa almeno per 500 milioni. Il settore impiega 96mila addetti e proprio in Italia si concentra oltre la metà della produzione totale europea, per un valore di 6,5 miliardi di Euro nel 2012. L'Italia rappresenta anche il 40 % delle esportazioni della Ue e il 35% dell'occupazione totale. In tutta Eurolandia, le aziende sono circa 12mila Pmi, con almeno 8 addetti ciascuna. In Italia, sono ancora più piccole, non arrivano a 7 addetti.In ogni caso, la contraffazione erode 1,6 miliardi di euro di produzione e impedisce, complessivamente, la nascita di 12.100 posti di lavoro. In Italia, ciò si traduce in 520 milioni di perdite (un terzo del calo totale delle vendite nella Ue)e 4mila posti di lavoro che mancano all'appello. Mentre tra Iva non riscossa, tasse e contributi evaporano, nel perimetro europeo, 516 milioni di mancati introiti.«Il settore della gioielleria e dell'orologeria e quello delle borse e degli articoli di valigeria nella Ue – ha sottolineato Antònio Campinos,presidente dell'Uami – sono prevalentemente costituiti da micro-imprese con meno di dieci dipendenti. Il numero medio di dipendenti per impresa nel settore della gioielleria e dell'orologeria è di sole tre persone. Anche per questo, queste imprese sono particolarmente vulnerabili agli effetti economici della contraffazione».Nei prossimi mesi, sono attesi ulteriori studi, in settori quali, medicinali, tabacco, alcolici e computer.

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