La difficoltà a far rientrare il livello della disoccupazione entro la soglia di guardia dice chiaramente quale potrebbe
essere il valore aggiunto delle politiche attive nel nostro paese. Ma c’è molto da fare e l’Agenzia nazionale delle politiche
attive non è che un primissimo passo. A cui guardano con molta attenzione le agenzie del lavoro che chiedono di avere un ruolo
da big player perché, come spiega il presidente di Assolavoro, Stefano Scabbio, «la principale sfida per il mondo del lavoro
nel 2016 è legata allo sviluppo di politiche attive inclusive, capaci di accompagnare, grazie a servizi efficienti e finalizzati,
un elevato numero di persone dalle condizioni di non occupazione a una reale occasione di lavoro». Secondo Scabbio per raggiungere
questo obiettivo «è fondamentale mettere a fattore comune le competenze e le specificità che ciascun operatore della rete
del lavoro ha dimostrato di avere, così da contribuire tutti al raggiungimento degli obiettivi comuni». Comprese le Agenzie
per il Lavoro che, continua Scabbio «sono pronte a fare a pieno la propria parte, facendo tesoro delle esperienze che si stanno
sviluppando in alcune regioni. La proattività dell’Agenzia Nazionale delle Politiche Attive per il Lavoro rappresenta un elemento
fondamentale e un buon viatico per proseguire il percorso avviato».
«La semplificazione dei processi burocratici, la definizione puntuale delle responsabilità dei vari attori che possono intervenire
nel processo, che va dalla “presa in carico” alla occasione di lavoro, e la unitarietà dei processi operativi – elenca Scabbio
– sono elementi essenziali per il successo delle politiche attive». Le imprese di Assolavoro osservano che ci sono una serie
di questioni sia di metodo che di merito, tenendo conto della classificazione in tema di Politiche Attive messa a punto dalla
Commissione Europea e dicono la loro, a partire dalle questioni più tecniche.
Il Decreto n.150 del 14 settembre 2015 sulle Politiche attive ha delineato i cosiddetti Lep, ossia i Livelli Essenziali delle
Prestazioni, un’idea che richiama il modello dei Lea, i Livelli essenziali delle prestazioni sanitarie e che mira a garantire
servizi per il lavoro uguali, in ogni punto della rete, per tutti gli utenti. L’obiettivo dei Lep è da un lato uniformare
le prestazioni erogate, soprattutto in termini di procedura operativa, e dall’altro semplificare l’identificazione dei fabbisogni
attraverso l’automatismo della profilazione. Raggiunto l’obiettivo sarà possibile procedere alla realizzazione di un sistema
di Rating degli operatori, pubblici e privati. Per Assolavoro, l’idea di uniformare le prestazioni di servizio è un passo
importante, nella misura in cui si proceda a fissare adeguati standard di realizzazione o di processo per monitorare e valutare
i risultati delle performance.
Come cornice di riferimento, per Assolavoro, vanno considerate le Labour market policies, ossia la classificazione delle Politiche
per il lavoro della Commissione Europea. Tre gli interventi e cioè i servizi per la ricerca di lavoro, le misure per interventi
per cambiare il proprio status lavorativo e i sostegni per offrire assistenza economica a chi ha perso il lavoro. La proposta
di Assolavoro riguarda il primo di questi tre interventi che viene declinato in ben 8 capitoli: informazione, orientamento
di base, attivazione Pal, l’orientamento specialistico e individualizzato, l’accompagnamento al lavoro, il supporto all’inserimento
lavorativo, l’autoimprenditorialità e il tutoring.
Secondo Assolavoro per far funzionare il servizio va prevista una griglia dei Livelli essenziali delle prestazioni. Ad incrociarsi
saranno numerosi piani. Per esempio l’attribuzione univoca delle responsabilità di processo per poter valutare la capacità
del singolo soggetto e per poter realizzare un sistema di rating degli attori, così come il profilo professionale dell’operatore
che deve tener conto di titolo di studio, abilità, conoscenze e competenze minime. La standardizzazione di procedure e strumenti
in modo che operatori e utenti possano accedere a strumenti e procedure condivise a livello locale e nazionale, ma anche la
misurazione delle performance. Andranno indicate una serie di premialità in funzione del risultato raggiunto, tenendo conto
per esempio della tipologia contrattuale scelta dall’azienda e gli incentivi per l’attivazione del lavoratore nella ricerca
del lavoro.
Per rendere funzionali ed efficaci i Lep secondo le imprese è fondamentale creare collaborazione tra attori pubblici e privati
attivi nel settore. Determinante sarà implementare la collaborazione sulla condivisione del contenuto dei servizi, sulla condivisione
di sistemi informativi e procedure, sulla definizione di percorsi di utilizzo organizzati nei tempi necessari ad ottenere
il risultato e attraverso strumenti efficaci, sulla definizione e condivisione del complesso delle procedure di gestione ed
erogazione prima dell’avvio delle attività e sulla definizione delle condizioni di ingaggio, con regole di partecipazione
affrontabili, procedure praticabili, convenienze economiche precise.
Stefano Colli Lanzi, vicepresidente Assolavoro con delega ai rapporti con gli Enti Locali e alle Politiche Attive, dice che
«occorre lavorare per garantire livelli essenziali delle prestazioni che siano realmente esigibili da tutti e che siano di
qualità. Va poi superato il deficit strutturale delle banche dati pubbliche, poco interconnesse tra loro, prive di dati essenziali
ai fini della ricollocazione del lavoratore e sostanzialmente inaccessibili agli operatori autorizzati».
Risultati migliori, interpreta Colli Lanzi si possono ottenere puntando «sull’attivazione del destinatario dei servizi per
il lavoro, sulla misurabilità delle prestazioni erogate e dei risultati ottenuti. È solo in questo modo, infatti, che si può
verificare il ruolo e il contributo di tutti gli operatori accreditati nell’offrire servizi per il lavoro efficaci». Le premialità
per i servizi erogati, inoltre, «vanno modulate tenendo conto non solo dello “sbocco”, ovvero del tipo di contratto di lavoro
offerto dall’impresa – conclude il vicepresidente di Assolavoro – ma anche della “distanza” soggettiva della singola persona
dal mercato del lavoro di riferimento».
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