Economia

La Romagna tra crisi dell’off shore e fiducia nell’etica di impresa

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La Romagna tra crisi dell’off shore e fiducia nell’etica di impresa

Dal crac Lehman a oggi il tessuto ravennate ha perso il 6% delle aziende (ma il 24,6% di quelle manifatturiere e oltre la metà di quelle edili) e ha quasi raddoppiato i disoccupati (da 18.753 a 33.400, secondo i dati Cgil appena diffusi). Ad appesantire la crisi economica sono arrivati, nell’ultimo anno, il tonfo del prezzo del petrolio, il blocco delle attività off shore entro le 12 miglia deciso dalla legge di Stabilità e i timori per la cessione a fondi stranieri di Eni-Versalis che hanno di fatto paralizzato l’oil & gas.

Un settore in cui il distretto dei mosaici eccelle in Italia - con un centinaio di aziende, 1.700 addetti diretti, altri 7.800 nell'indotto e oltre 2 miliardi di euro di fatturato - proprio ieri al centro di un incontro in Regione, all’assessorato delle Attività produttive, per capire come uscire dall’impasse. Perché se il prezzo dell’oro nero non risale e non si rimettono in moto le attività estrattive in mare, il 2016 rischia di chiudersi per il petrolchimico ravennate con una emorragia di 2.450 addetti (il 27% degli occupati) e un miliardo in meno di fatturato (-44%) .

«È stato un mandato difficilissimo», non lo nasconde Guido Ottolenghi, da cinque anni presidente degli Industriali di Ravenna e per otto mesi 2015 anche dell’Unione federativa di Confindustria Romagna, primo timoniere del progetto che entro il prossimo anno porterà le associazioni di Forlì-Cesena, Ravenna e Rimini a fondersi in un’unica sigla. Un mandato che l’ad del gruppo Pir (la Petrolifera italo rumena che la famiglia Ottolenghi fondò a Porto Corsini nel 1920) ha voluto condensare in un libro-diario di viaggio, presentato ieri assieme al sindaco di Ravenna, Fabrizio Matteucci, e al presidente Abi e CariRavenna, Antonio Patuelli, dal titolo emblematico: “Abbiate fede nella Romagna. Valori e riflessioni di un confindustriale di Provincia”.

Una provincia, quella di Ravenna, «che da sola non ce la può più fare - sottolinea il sindaco Matteucci -. Dobbiamo fare sistema tra comuni della Romagna e arrivare a un ente unico con un milione di abitanti che abbia massa critica e voce per stare al fianco della città metropolitana di Bologna».

«Expo ha lasciato una scia di recessione e non di rilancio - commenta Patuelli - e il crollo del barile sta mettendo a repentaglio i Paesi arabi che hanno fin qui investito in Europa e in Italia. È ora che Occidente e Russia risolvano embargo e contese perché il mercato libero è un vantaggio per tutti. Lo spiega bene il presidente-filosofo Ottolenghi nel suo libro, un inno al binomio einaudiano di impresa e libertà, di un pragmatismo fondato su valori di etica e legalità. Principii e una cultura di impresa che dobbiamo ritrovare se vogliamo far ripartire il nostro Paese».

Le vicende della Romagna restano di sottofondo tra le pagine del libro, dalla crisi dell’aeroporto Ridolfi alle battaglie – anche nelle aule dei tribunali - sul porto. Al centro invece da mesi delle cronache locali per l’agonia dello scalo forilvese e i ritardi nel dragaggio dei fondali che compromettono le prospettive di sviluppo. Al porto è data quasi per certa la nomina di un commissario, al posto del presidente uscente dell’Autorità portuale, e il candidato numero uno pare sia l’attuale comandante della Capitaneria. Ottolenghi non si lascia trascinare nelle polemiche del quotidiano e àncora la fiducia nella ripresa ai valori che da sempre riconosce alla sua terra: «La Romagna è fatta delle centinaia di persone con cui ho lavorato in questi cinque anni: libere, critiche, leali, che dicono quello che fanno e fanno quello che dicono».

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