La Maire Tecnimont anticipa le tendenze ed entra nel mondo della nuova industria: l’energia pulita, l’innovazione nella chimica, il ricorso a produzioni sostenibili. Fra le grandi società internazionali di ingegneria, abituate a progettare infrastrutture dalla forte evidenza fisica — aeroporti, piattaforme petrolifere, autostrade, impianti industriali — è un’intuizione che presto sarà seguita.
«Nel mondo dell’elettricità l’energia verde ha sorpassato le tecnologie tradizionali. Gli impianti innovativi hanno cambiato taglia e complessità. L’Italia ha una leadership indiscussa nel settore rinnovabili. Queste tre condizioni ci hanno portato a questa scelta», osserva Pierroberto Folgiero, amministratore delegato della Maire Tecnimont.
La società presieduta e controllata dall’imprenditore Fabrizio Di Amato è il frutto dell’incontro fra due nomi dell’aristocrazia dell’ingegneria europa, la Fiat Engineering e la Tecnimont.
Al 30 settembre scorso la Maire Tecnimont, con una presenza diretta in tutto il mondo, aveva registrato ricavi per 1,11 miliardi, un utile netto di 33,7 milioni e un portafoglio ordini per 6,45 miliardi di euro, il primato assoluto per il gruppo fin dai tempi in cui, quando negli anni ’50 Giulio Natta inventò la plastica polipropilene per la Montecatini, la Tecnimont ne vendeva in tutto il mondo la tecnologia esclusiva.
La società del gruppo specializzata nell’energia sostenibile, la Met Newen, è stata potenziata e affidata a Carmine Biello.
La scelta di rafforzare i settori già consolidati di attività ma al tempo stesso di allargare al “verde” la gamma di competenza è inevitabile e presto sarà seguita dagli altri colossi delle società internazionali di ingegneria. Già oggi diverse società si stanno muovendo verso le rinnovabili, come accade per esempio in Spagna ma con dimensioni più contenute.
«Ormai i costi di realizzazione delle centrali alimentate da fonti pulite sono spesso competitivi con le termoelettriche alimentate da metano — aggiunge Folgiero — soprattutto in diversi Paesi di nuova economia in America del Sud, Africa o Asia».
Chi si concentra sull’ingegneria convenzionale trova difatti che il mondo del petrolio è in cambiamento, poiché i prezzi bassi del greggio inducono a rinviare gli investimenti e perché l’industria evoluta sta imparando a rinunciarvi. Le petrolchimica si sta orientando verso produzioni innovative, come dimostra il caso di scuola dell’italiana Novamont con le plastiche da materie prime vegetali. Crescono gli ordinativi di centrali elettriche solari ed eoliche: nel 2014 la metà delle nuove centrali realizzate nel mondo è stata da fonti rinnovabili. Le imprese italiane (un esempio di dimensioni globali è l’Enel, primo operatore al mondo nell’energia rinnovabile) sono richiestissime dovunque. E gli impianti puliti che si chiedono oggi sono di dimensioni e complessità tali — impianti da centinaia di megawatt solari o eolici in luoghi spesso remoti e disagiati del pianeta — che le piccole società di ingegneria rinnovabile non riescono a soddisfare gli ordinativi.