Economia

La marca spinge le vendite nel largo consumo

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Industria

La marca spinge le vendite nel largo consumo

  • –Emanuele Scarci

MILANO

Ripartono le vendite e riparte l’industria di marca. Il 2015 è stato per il largo consumo confezionato un anno positivo, grazie anche a un estate favorevole e a una maggiore fiducia di famiglie e imprese. Il 2016 è ripartito più lento ma gli operatori rimangono moderatamente ottimisti.

L’anno scorso le vendite in Italia rilevate da Iri nella grande distribuzione (iper+super+libero servizio+casa toilette) sono salite a 55,1 miliardi, con una crescita del 2,8% a valore e del 2,1% a volume. Le aziende Top 25 si sono ritagliate vendite per 18,2 miliardi, a cui si aggiungono i 9,66 miliardi delle private label (+1,2% a valore e +1% a volume) e i 27,2 miliardi di tutti gli altri produttori che mettono a segno un +5% a valore e un +4,7% a volume.

Tra i big del largo consumo prevale l’equilibrio: 12 imprese guadagnano vendite e 13 perdono, in netto miglioramento rispetto a due anni fa. «Le vendite delle prime 25 aziende sono tornate a crescere lievemente - osserva Daniele Gilli, direttore commerciale di Iri - Continua anche la crescita delle aziende medio piccole e la spesa per i prodotti a marchio dei distributori, anche se in misura più modesta rispetto agli anni precedenti. Le aziende più dinamiche sono state in grado di attrarre consumatori attraverso l’implementazione di strategie diversificate: posizionamenti di prezzo, promozioni, innovazione e segmentazione».

Per Roberto Bucaneve, direttore dell’ufficio studi di Centromarca, «l’industria di marca ha guadagnato vendite e quote di mercato perchè ha investito sull’innovazione mentre la distribuzione ha puntato sui nuovi format».

Tra le aziende più performanti sono risultate quelle dell’alimentare-bevande, eccetto il lattiero-caseario; meno brillante il comparto del chimico casa e del personal care. Le aziende con aumenti di fatturato consistenti nel 2015 fanno riferimento alle acque minerali di San Benedetto (+13,4% a 373 milioni), agli avicoli e i salumi di Veronesi (+8,2% a 488 milioni), alle birre di Heineken (+6,2% a 432 milioni), ai dolciari di Ferrero (+5,4% a 1,4 miliardi) e a tonno, carne e prodotti per la casa di Bolton (+3,9% a 971 milioni).

Marcia indietro per Danone (-4,2% a 520 milioni), Perfetti (-3,6% a 285 milioni), Cameo (-2,1% a 338 milioni) e Lactalis (-1,8% a 1,47 miliardi). Nell’area dei prodotti per la cura della persona, scivolano Csi-Findus (-8,2% a 565 milioni) e Bdf Beiersdorf (-2,8% a 284 milioni).

L’anno scorso la pressione promozionale è calata di mezzo punto pur rimanendo su livelli elevati: 27,9%. Ancora troppo? «Le promozioni hanno sostenuto i volumi - spiega Bucaneve - e rimangono una leva importante». L’onda lunga della ripresa continuerà nel 2016? «Purtroppo c’è stato un rallentamento - conclude Bucaneve - probabilmente per la crisi delle banche e per effetto degli eventi internazionali. Ma rimango moderatamente fiducioso».

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