Economia

Marche sul podio per start-up e tecnologie green

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INNOVAZIONE

Marche sul podio per start-up e tecnologie green

Con 14 start-up ogni 10mila imprese attive, le Marche conquistano la medaglia d’argento nella classifica nazionale delle regioni con il più alto tasso di giovani imprese innovative. Dietro al Trentino Alto Adige, primo posto con 16 start-up ogni 10mila società, e a parimerito con il Friuli-Venezia Giulia (due regioni a statuto speciale, le altre due sul podio, che beneficiano di maggiori disponibilità e autonomia nel gestire contributi a fondo perduto e incentivi alla neoimprenditoria). Ma soprattutto, le Marche si piazzano davanti a campioni di dinamismo imprenditoriale come l’Emilia-Romagna (0,13% la quota di start-up) e la Lombardia (0,12%). A ottobre del 2015 erano infatti 210 le start-up innovative delle Marche, in crescita continua rispetto alle 82 del 2013 (+156% in due anni) e alle 145 dell’anno scorso (+45% in dodici mesi), secondo la ricerca dell’Università Politecnica e di Unioncamere Marche presentata questa mattina ad Ancona.
E si prevede che il trend sarà in ulteriore ascesa quest’anno, visto che nel bilancio 2016 la Giunta Ceriscioli ha stanziato 5 milioni di euro per esentare totalmente dall’Irap (per due anni di imposta) le nuove imprese che nasceranno sul territorio.
Per quanto riguarda i settori, l’analisi di Unioncamere e Politecnica evidenzia che la maggior vivacità imprenditoriale si concentra nelle Marche soprattutto nell’Ict (62 start-up), nelle attività di ricerca (36) e nella meccanica (10). In particolare, una start-up su 8 nelle Marche è attiva in campo energetico su frontiere ad alto valore tecnologico.
Un ambito, quello degli investimenti hi-tech green, che il team universitario guidato dal prorettore della Politecnica Gianluca Gregori ha approfondito allargando lo spettro all’intero universo imprenditoriale marchigiano. Ne è emerso che sono 10.340 le imprese della regione che negli anni peggiori della crisi, dal 2008 in avanti, hanno scommesso sulle tecnologie pulite (di fatto una ogni cinque imprese marchigiane con dipendenti) e di queste l’80% ha effettuato investimenti per ridurre i consumi di materie prime e di energia, il 19% ha puntato su nuovi processi produttivi sostenibili e il 12,3% su prodotti o servizi ecofriendly.
«Sono numeri che raccontano di una voglia di riscossa e di un tessuto dinamico e attento all’economia della conoscenza – afferma il presidente di Unioncamere Marche, Graziano Di Battista – ma affinché queste neoimprese crescano servono forti sinergie con le istituzioni e con il sistema creditizio. Secondo i nostri dati sono almeno 500 i laureati in materie scientifiche e tecnologiche pronti a mettersi in proprio e ad avviare una start up innovativa. Dobbiamo sostenerli». Ma è difficile oggi per chi guida una start-up innovativa - ossia un’azienda con meno di quattro anni di attività, un fatturato sotto i 5 milioni, almeno il 15% delle spese ascrivibili ad attività di R&S o, in alternativa, almeno un terzo della forza lavoro costituita da laureati, ricercatori o dottori di ricerca – presentarsi in banca e ottenere credito. Lo conferma l’indagine campionaria condotta dal professor Gregori: «Sono i finanziamenti lo scoglio che impedisce di fare il salto e ambire a una scala industriale - conclude - perché parliamo di realtà rischiose in quanto fortemente innovative e nel contempo giovani anagraficamente e quindi poco capitalizzate».

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