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I consumi in discesa rallentano le utility

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Industria

I consumi in discesa rallentano le utility

  • –Jacopo Giliberto

Cambiano consumatori e consumi; cala la produzione elettrica e i risultati ne risentono. Da qui l’unica possibile ricetta: spingere sul pedale degli investimenti in reti e fonti rinnovabili, ma anche scommettere su nuovi servizi: in primis sfruttando il filone dell’efficienza energetica.

È una fotografia che mostra tante ombre quante luci (o forse anche più ombre che luci) quella scattata dal rapporto annuale 2016 dell’Osservatorio sulle Alleanze e le Strategie nel Mercato Paneuropeo delle Utility. Lo studio «Elettricità, gas, idrico e rifiuti. Strategie e performance delle maggiori utility italiane», che sarà presentato oggi a Milano nel corso di un convegno organizzato dalle società di consulenza Agici e Accenture, prende a esame i risultati economico-finanziari di 26 società del campione per il periodo 2008-2017 e i dati di produzione e consumo al 2014 e al 2015.

«Quel che emerge — afferma Andrea Gilardoni, economista, docente alla Bocconi e presidente dell’Osservatorio sulle Alleanze e le Strategie nel Mercato Paneuropeo delle Utility — è senz’altro uno sforzo di riorientamento strategico. Il legislatore e il regolatore hanno fatto quel che potevano. Non sono stati eccessivamente generosi, ma hanno preso decisioni che tutto sommato hanno aiutato gli attori del mercato».

Gilardoni non ha però dubbi nel pensare che al momento «ci sono tutta una serie di condizioni che consentono a queste imprese di guardare al futuro con una certa serenità. Il punto chiave sta però nel management, nella governance di queste imprese e nella capacità di costruire il loro futuro. che passa attraverso maggiori efficienze ma anche attraverso modi nuovi di servire i territori».

Pierfederico Pelotti, Responsabile Utilities di Accenture, aggiunge che «l’evoluzione in atto del settore elettrico e la trasformazione digitale abilitata dalle nuove tecnologie disponibili rappresenta per l’Italia una grande occasione di dotarsi di una infrastruttura strategica e un’opportunità economica per gli operatori».

Il concetto forte insomma è quello di un new deal necessario per aziende che comunque macinano utili (512 milioni nel 2014 e 742 attesi nel 2015) — anche se spinti da Eni ed Enel che fanno la voce grossa — ma in un contesto in cui a farla da padrona è stata senz’altro la contrazione della domanda di elettricità.

Il 2014 è stato il terzo anno consecutivo di calo dei consumi (-3% rispetto al 2013), scesi a 310,5 miliardi di chilowattora. La stagnazione della domanda sembra insomma una conditio strutturale. Sulla ripresa del 2015 (+1,5%) hanno sicuramente influito i picchi estivi dei consumi legati al caldo. Ma è ancora troppo poco per pensare a una reale inversione di tendenza. Anche perché fra 2008 e 2015 la flessione è stata del 7,2 per cento. Dalla flessione dei consumi alla sovraccapacità lo spazio è poi breve. Nel 2014 c’è infatti stata una riduzione della produzione del 3,4% rispetto al 2013, attestatasi sui 279,8 miliardi di chilowattora. Un risultato come questo va giudicato insieme alle consistenti dismissioni nel termoelettrico (-3.446 megawatt; -4,6% sul 2013), soprattutto di impianti ormai non più operativi. Nel 2015 lo scenario non subisce una variazione significativa (la produzione elettrica aumenta dello 0,6%).

Dare priorità agli investimenti sulle reti oppure sulle fonti rinnovabili è una delle strade indicate per allontanarsi dai pericoli di quella che potrebbe evolvere in un avvitamento verso il basso. Internazionalizzazione e ampliamento dell’offerta restano le altre carte da giocare.

Questo vale per l’elettricità, ma anche per il gas. In Italia i consumi di gas hanno puntato verso il basso dal 2011 al 2014, arrivando al dato più basso dal 2000. Nel 2015 la risalita (+8,2% nei primi dieci mesi), ma con previsione ottimistica del 2,1% medio annuo di ulteriore incremento.

L’evoluzione “da Cenerentola a principessa” invece vede protagonista il settore idrico. Secondo lo studio, il peso specifico del business è in crescita (dall’11,4% nel 2013 al 13,4% del 2014) e mentre i ricavi nelle altre aree strategiche delle multiutility sono scesi del 12% nel biennio 2013-2014, il fatturato della sola area idrica è aumentato del 7 per cento.

In questo contesto, a voler dare uno sguardo di insieme, il calo del fatturato delle multiutility è stato del 16,8% per le multiutility e del 14% nel settore energetico fra 2012 e 2014 , a 17,5 miliardi di euro complessivi. Gli analisti attendono una ripresa, ma lieve, per le quotate nel 2015.

«Il mercato — conclude Marco Carta, coordinatore dell’Osservatorio – non è in crisi, ma è diverso. E le utility hanno tutti gli strumenti per risollevarsi».

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