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Confagricoltura contro i rischi del Ttip per i prodotti tipici italiani

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Confagricoltura contro i rischi del Ttip per i prodotti tipici italiani

«Ampliare i mercati va bene, anzi benissimo. Ma il Piemonte, in cambio di accordi commerciali in ogni settore, non può rinunciare alla tutela dei marchi di origine che caratterizzano i propri prodotti tradizionali, a partire dai vini». Ercole Zuccaro, direttore di Confagricoltura Torino, non nasconde le preoccupazioni relative al nuovo round nei negoziati sul Ttip, l’accordo commerciale tra Unione europea e Stati Uniti.

E Mario Guidi, presidente nazionale di Confagricoltura, aggiunge che i timori sono legati anche alla mancanza di trasparenza nelle trattative. E se in Piemonte si sottolineano i rischi sul fronte dei vini, Guidi sottolinea che sussistono forti perplessità anche nel comparto delle carni: «Gli americani – assicura – sono abituati alla carne agli ormoni, noi non la vogliamo».

Confagricoltura chiede garanzie su parametri che vanno dalla qualità alla sicurezza, dall’igiene alla salubrità degli alimenti. «Ma siamo perfettamente consapevoli – precisa Guidi – che il mercato deve allargarsi sempre di più. Anche perché i consumatori italiani hanno crescenti difficoltà ad affrontare i costi dei prodotti alimentari di qualità della nostra agricoltura ed agroindustria». Dunque diventa indispensabile presentarsi sui mercati internazionali dove la voglia del made in Italy cresce e dove, in mancanza di prodotti autentici, il consumatore ripiega sull’italian sounding.

Per Guidi è anche indispensabile un’alleanza tra mondo dei campi e industria. Purtroppo, a suo avviso, non sempre si riesce a far rete. Così ci sono multinazionali straniere che puntano su vini e cibi realmente prodotti in Italia mentre industrie italiane si accontentano di proporre il marchio e utilizzano materie prime alimentari in arrivo da altri Paesi. Una sponda all’Italia, in queste trattative per il Ttip, potrebbe arrivare dalla Francia, alle prese con problemi analoghi. Ma Guidi sottolinea come i singoli Stati siano riusciti, sino ad ora, a stipulare intese internazionali più vantaggiose rispetto a quelle imposte dall’Unione europea. «Basti pensare – conclude il presidente di Confagricoltura – ai prodotti in arrivo dal Marocco o dalla Tunisia grazie ad accordi particolarmente negativi per l’agricoltura italiana».

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