Economia

Italia e Giappone alleate nelle «super reti» dell'elettricità

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COOPERAZIONE TECNOLOGICA

Italia e Giappone alleate nelle «super reti» dell'elettricità

Accordo tra l'Enea e il giapponese Nedo per lo sviluppo delle super-reti in grado di coprire lunghe distanze senza dispersioni. Una spinta all'integrazione elettrica europea. E alla sicurezza dei sistemi

Potrebbero nascere in Italia le reti elettriche del futuro, capaci di trasmettere l'energia anche a lunghe distanze senza perderne gran parte per strada, come oggi accade. Centinaia o anche migliaia di chilometri. A quel punto i sistemi elettrici europei potranno integrarsi davvero. Con vantaggi per tutti. Anche (e forse soprattutto) per noi italiani, che oltre ad essere artefici della tecnologia e avremo molte carte in più per concretizzare il progetto di hub elettrico tra l'Europa i Balcani e l'Africa. Un immenso bacino di scambi e di affari energetici, sull'onda delle “super grid”. Tutto ciò grazie alle promesse che nascono dalla memorandum of understanding siglato tra l'Enea e l'omologo organismo giapponese di ricerca e sviluppo sulle tecnologie, il Nedo.

Tempi brevi, promettono il commissario dell'Enea, Federico Testa, e il direttore esecutivo di Nedo, Munehiko Tsuchiya, insieme all'ambasciatore del Giappone in Italia, Kazuyoshi Umemoto e al nostro viceministro per lo Sviluppo, Teresa Bellanova. L'accordo prende del resto le mosse da una collaborazione già in atto: quella con il colosso nipponico Toshiba, con il quale l'Enea ha stretto un accordo già nel luglio del 2013 su tutto il variegato mondo delle energie rinnovabili, delle reti intelligenti e degli stoccaggi di energia.

Via al prototipo

Già nelle prossime settimane inizierà la costruzione di un prototipo operativo in scala nel centro di ricerche Enea della Casaccia, alle porte di Roma. Entro due anni è previsto il via libera operativo, con la prima applicazione sul campo: il potenziamento-modernizzazione (revamping) del sistema di cavi elettrici sottomarini “Sacoi 3”che connette l'Italia con la Sardegna e la Corsica.

Tutto si gioca con la nuova generazione della tecnologia di trasmissione a corrente continua (le normali linee e le relative infrastrutture elettriche funzionano a corrente alternata) frutto dell'evoluzione del sistema HVDC (High Voltage Direct Current) ora usato solo in pochi casi nel mondo perché è molto costoso a causa di due fattori: la necessità di convertire poi riconvertire la corrente alternata in continua e l'obbligo di sostenere il segnale con apparecchiature intermedie. Spiegano gli artefici della nuova soluzione che la chiave di volta sarà costituita da innovativi convertitori multilivello con tecnologia VSC (Voltage Source Converter, che comporta significativi vantaggi in termini di maggiore efficienza, flessibilità, sicurezza e stabilità dei flussi di corrente e di minore impatto ambientale e ingombro”.

Spinta alla sicurezza
Insomma: il progresso dei materiali, con cavi superconduttori ad elevata potenza e stazioni di conversione più sofisticate che consentiranno di fare a meno di molte apparecchiature intermedie, permetterà di aumentare di molto la capacità di trasporto di elettricità abbattendo le perdite di rete che ora minano la trasmissione a grande distanza. Non solo: le nuova super-grid HVDC saranno alleate naturali della nuova geografia dei sistemi elettrici dove crescerà la combinazione tra le energie rinnovabili e i sistemi di stoccaggio. Le stazioni di conversione e gestione HVDC sono infatti in grado – spiegano i tecnici dell'Enea - di costituire loro stesse un sistema “cuscinetto” di riserva elettrica in grado di fare da “generatore di riserva” per fronteggiare eventuali guasti o mancanze dei sistemi.

Si parte con il sistema di connessione tra Italia, Sardegna e Corsica. Si proporrà il sistema ai partner europei e sicuramente alla grande comunità elettrica internazionale. Ma intanto si guarderà alle grandi opportunità che esistono appena oltre le nostre frontiere. A est, con i progetti già in campo per interconnettere nostro sistema elettrico con i Balcani. A sud con la possibile rivitalizzazione di un progetto assai ambizioso e suggestivo messo in campo qualche anno fa ma che però ha subito una battuta d'arresto proprio per i problemi di trasporto dell'energia: il progetto Desertec, che prevede l'installazione di grandi distese di pannelli solari nelle aree più favorevoli per Nordafrica al servizio delle comunità locali ma anche delle forniture elettriche verso l'Europa mediterranea ma anche verso l'intero continente. “ Potrà essere una carta vincente non solo per lo sviluppo dell'integrazione della concorrenza energetica in Europa ma anche della stessa sicurezza dei sistemi vitali del vecchio continente” rimarca Federico Testa.

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