Economia

Il bio-metano vale il 10% del nostro gas

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ENERGIA poco SFRUTTATA

Il bio-metano vale il 10% del nostro gas

Un aiuto all'ambiente e un altro al nostro bilancio energetico nazionale, che dipende in maniera massiccia dalle importazioni di petrolio e gas. Il biometano, ricavato dalla corretta gestione dei rifiuti e delle biomasse, può fare davvero molto. L'obiettivo teorico è quello di arrivare a 8 miliardi di metri cubi nel 2030, circa il 10% del fabbisogno nazionale di gas. Va detto che una solida base di partenza c'è. La nostra filiera del biogas in agricoltura produce già 2 miliardi di metri cubi, piazzando il nostro paese al terzo posto nel mondo dopo Germania e Cina. Ma si può e si deve fare molto di più, per raggiungere e magari superare l'obiettivo. L'appello viene dal CIB, il consorzio italiano biogas. Che con Snam e Confagricoltura ha presentato uno studio, recapitato al nostro governo ma anche alla commissione europea, a sostegno appunto della filiera del dio metano made in Italy.

Filiera in questo caso significa molte cose: energia rinnovabile (il bio-metano lo è a tutti gli effetti, insistono imprenditori del settore ) e poi calore, elettricità, biocarburanti, mio-plastica. Insomma, tutto ciò che si può ottenere dal processo di digestione anaerobica delle biomasse agricole e agroindustriali. Problemi? Quelli tipici italiani delle buone intenzioni che però si scontrano con normative incomplete. Perché - spiegano i promotori dell'iniziativa - «il biometano, che si ottiene da un processo di upgrading del biogas, è stato autorizzato e regolato, sia nell'autotrasporto che per l'immissione in rete, dal Decreto Ministeriale 5.12.2013, ma risulta ad oggi per molti aspetti non operativo per alcune mancanze regolatorie».

I ritardi
Il 5 agosto scorso il GSE ha completato la sua normativa per l'utilizzo extra-rete (autocisterne – carri bombolai) ma «la sua immissione nella rete nazionale di trasporto del gas – prevista dal decreto – è oggi subordinata a una serie di step ancora assenti, tra i quali non secondario è l'aggiornamento del codice di rete europeo da parte della Commissione Europea». «Il bio-metano – commenta Piero Gattoni, presidente del Consorzio Italiano Biogas – è strategico sia sotto il profilo delle politiche energetiche nazionali che sotto quello ambientale. Il suo processo produttivo può contribuire a ridurre in modo significativo le emissioni del settore agricolo, che rappresentano a livello globale il 14% dei gas clima alteranti e a restituire al terreno sostanza organica». Il cosiddetto “digestato”, il prodotto della conversione anaerobica dei materiali agricoli , è «un ottimo ammendante (fertilizzante) naturale». E il questo modo «le imprese agricole possono abbattere i loro costi di produzione e aumentare competitività e produzioni agricole tradizionali. Un modello di economia circolare, che alcuni ricercatori e agricoltori hanno ribattezzato “biogas fatto bene”, in grado di rilanciare non solo l'agricoltura, ma anche il sistema economico e industriale italiano», conclude Gattoni.

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