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Dossier Axa, integrazione in salita

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    Dossier | N. 14 articoliSmart Working

    Axa, integrazione in salita

    La sede Axa di Milano (Imagoeconomica)
    La sede Axa di Milano (Imagoeconomica)

    Nel negoziato di Axa one Italy con i sindacati entrano a piè pari le segreterie nazionali di Fisac, First, Uilca, Fna e Snfia che annunciano un piano di mobilitazione, come spiegava un volantino diffuso ieri sera. Sale la tensione e salgono i livelli coinvolti, dopo la disdetta unilaterale dell’integrativo e l’annuncio di 100 esuberi su 1.500 dipendenti. Due sono appunto gli argomenti sul tavolo da mesi senza che le parti raggiungano una sintesi. Il primo è l’integrativo, il secondo sono 100 esuberi dovuti a ragioni organizzative. Il direttore risorse umane, organizzazione e change management di Axa, Maurizio Di Fonzo, chiarisce che «circa un anno fa la società ha integrato in un’unica compagnia, Axa One Italy, 2 società: Axa assicurazioni e Axa Mps. In questo ambito abbiamo iniziato un percorso di integrazione di tutti i processi, compreso l’integrativo aziendale. Oggi ne esistono due e dobbiamo arrivare a un unico contratto perché gli stessi istituti sono normati in maniera diversa. Abbiamo presentato una piattaforma ai sindacati che prevede un’integrazione senza modificare i valori medi messi in gioco per i nostri lavoratori. Tra l’altro abbiamo previsto anche delle compensazioni laddove dovesse essercene necessità. L’altro obiettivo è quello di rendere l’integrativo più moderno». Nei prossimi mesi la compagnia sperimenterà un progetto pilota per lo smart working che coinvolgerà 100 persone, su base volontaria per due giorni a settimana e che «rappresenta uno degli strumenti per accompagnare il cambiamento culturale dell’impresa che deve essere basato molto più sulla fiducia che sul cartellino da timbrare», dice Di Fonzo. Dopo 9 mesi di negoziato «non essendo riusciti a chiudere un accordo è stata scelta la strada del recesso unilaterale a far data dal primo settembre del 2016 - continua il manager -. L’obiettivo è fare un accordo con il sindacato, ma se non lo si troverà, dal primo settembre sarà l’azienda a decidere». Luca Esposito, segretario nazionale della Fisac Cgil, osserva che non è accettabile «introdurre nel nuovo Cia un doppio regime strutturale normativo/economico per i giovani». Per Marino D’Angelo, segretario generale dello Snfia, la disdetta «non è un gesto di apertura ma conferma un cambio di passo nel rapporto con i sindacati».

    Non meno spinoso è il capitolo della riorganizzazione. «Il business ci sta sfidando su cambiamenti radicali che riguardano il digitale e l’approccio dei clienti – dice Di Fonzo – su cui dobbiamo ragionare ora, non quando sarà troppo tardi. Per il 2016 e 2017 abbiamo presentato ai sindacati un protocollo per l’innovazione che prevede 100 esuberi su 1.500 dipendenti e 30 assunzioni di giovani. Vogliamo garantire un approccio solidaristico e proprio per questo abbiamo dato la disponibilità al sindacato di ragionare sui prepensionamenti attraverso il fondo di settore. Nel protocollo per l’occupazione abbiamo previsto anche un capitolo sui trasferimenti che saranno funzionali alla riorganizzazione e formazione per riqualificare le persone». Sulle uscite, possibili attraverso i prepensionamenti, e sui trasferimenti, però, il sindacato chiede la garanzia della volontarietà che l’azienda non è in grado di assicurare. Esposito chiede all’azienda di «individuare soluzioni sostenibili e non penalizzanti per i lavoratori nella riorganizzaizone in atto». D’Angelo obietta che «il fondo di settore prevede una procedura che va rispettata e che l’azienda non ha aperto. Gli esuberi vanno dettagliati e giustificati, soprattutto perché non stiamo parlando di un’azienda in crisi. L’annuncio di 100 esuberi, in questo momento e in questo modo significa attuare una politica al di fuori del concetto della responsabilità sociale».