Restituire efficienza al sistema agricolo siciliano eliminando sacche parassitarie con un obiettivo chiaro: stare sul mercato, creare posti di lavoro veri, utilizzare le risorse pubbliche per far crescere le aziende. È la filosofia che sta alla base dell’azione dell’assessore alle Risorse agricole della Regione siciliana Antonello Cracolici, che sta provando a tradurre con l’attuazione del Piano di sviluppo rurale 2014-2010 che vale 2,2 miliardi di euro di fondi europei.
Concetti che l’assessore ha ribadito ancora ieri nel corso del Comitato di sorveglianza che si è riunito a Palermo: i lavori avviati si dovranno chiudere entro il 24 marzo. In quella sede Cracolici ha ribadito quanto va ormai ripetendo in tutte le occasioni pubbliche e non solo: semplificare le procedure per l’erogazione dei contributi alle imprese agricole, fare in modo che i contributi portino risultati concreti.
Il Comitato di sorveglianza, al quale prendono parte funzionari del ministero, dell’assessorato, della direzione generale dell’agricoltura di Bruxelles e rappresentanti del partenariato sociale, è l’autorità chiamata ad approvare le procedure di selezione del programma comunitario, ovvero i criteri che saranno utilizzati nei prossimi anni per l’elaborazione dei bandi. In attesa della stesura definitiva sono stati annunciati alcuni cambiamenti rispetto alla precedente programmazione: ci sarà la possibilità per le grandi aziende di accedere ai fondi per il miglioramento tecnologico mentre per le imprese più piccole sarà fissato un tetto minimo di produzione. «Nell’elaborazione dei criteri di selezione – dice Cracolici – stiamo lavorando a un sistema di gestione dei bandi più snello ed inclusivo, che scommetta su punti di premialità per favorire l’agricoltura biologica ed azioni per la chiusura della filiera, la concentrazione dell’offerta e la commercializzazione dei prodotti siciliani». I primi bandi, se tutto filerà liscio, dovrebbero essere pubblicati entro metà marzo. E una novità importante riguarda la presentazione delle domande: «Per sapere se si può partecipare al bando – spiega l’assessore – basterà presentare pochi documenti, quelli strettamente necessari. Sarà l’amministrazione a chiedere poi tutta la documentazione completa per partecipare ai progetti e ricevere i finanziamenti».
Nel nuovo Per 2014/2020 sono previste anche agevolazioni per progetti che puntano sull’innovazione tecnologica, la salvaguardia ambientale, la creazione di nuovi posti di lavoro. Al contrario saranno esclusi dai finanziamenti coloro che sfruttano il lavoro nero. «Abbiamo inserito misure efficaci di semplificazione burocratica – spiega l’assessore – come l’eliminazione del vecchio sistema delle graduatorie a scorrimento che sarà sostituito da un modello più dinamico, che prevede due bandi all’anno. Per snellire le procedure ci sarà un primo step per la presentazione delle domande e l’individuazione dei soggetti ammissibili, e un secondo step per la valutazione della progettazione tecnica che si concentrerà soltanto sui progetti ammessi a finanziamento. Questo permetterà di accorciare i tempi di attesa per i beneficiari. Nella vecchia programmazione i progetti venivano finanziati dopo tre anni, adesso puntiamo a dare risposte certe in sei mesi».
Intanto l’assessore porta a casa un altro risultato sul fronte della Legge di stabilità della Regione siciliana (che oggi dovrebbe ricevere il voto finale). Una norma che fa ripartire il fondo di rotazione per la ristrutturazione delle passività delle imprese agricole attraverso lo stanziamento di 13 milioni di euro che serviranno a coprire il pagamento degli interessi bancari di mutui decennali. «Calcoliamo – dice l’assessore – che con questo fondo potranno essere ristrutturati debiti per una cifra compresa fra 150 e 200 milioni di euro. Un’altra importante novità riguarda la “messa a regime” del sistema: da ora in poi ogni anno potranno essere presentate domande per la ristrutturazione dei debiti contratti fino al 31 dicembre dell’anno precedente. Fino ad oggi invece il sistema era “bloccato” al 2010».
La stessa norma prevede inoltre che le richieste di capitalizzazione per le società cooperative agricole non debbano più essere presentate dai singoli soci ma possano essere presentate dalla cooperativa o delle società. «Questo consente – dice Cracolici – di rafforzare il nostro sistema di imprese e di accrescere la loro competitività».
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