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Viticoltori pronti a dare battaglia sui nomi dei vitigni Lambrusco e Vermentino

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Agricoltura

Viticoltori pronti a dare battaglia sui nomi dei vitigni Lambrusco e Vermentino

“La partita sulla temuta deregulation dei nomi dei vitigni ancora non è chiusa”. A dirlo, oggi a Fermo nel corso della tavola rotonda sulla “Liberalizzazione dei nomi dei vitigni” il capogruppo alla commissione Agricoltura del Parlamento europeo, Paolo De Castro. L'ipotesi avanzata dai tecnici della Commissione Ue nello scorso gennaio e prevede, nell'ambito di una revisione delle norme Ue sull'etichettatura, la possibilità anche per i produttori di altri paesi di riportare sulle bottiglie nomi di vitigni oggi riservati all'Italia: dal Lambrusco al Vermentino dal Primitivo al Verdicchio.

Contro questa prospettiva sono insorti nelle scorse settimane produttori made in Italy che anche grazie al gioco di squadra con alcuni europarlamentari italiani sono riusciti a incassare l'impegno da parte dei tecnici della commissione a ritirare la proposta. Impegno che però ancora non si è concretizzato. Specifiche rassicurazioni sono attese da un incontro in calendario il prossimo 8 marzo a Bruxelles proprio tra i tecnici UE e i rappresentanti della filiera italiana.

Una battaglia commerciale con Spagna e Portogallo
L'intera questione della deregulation non è frutto di una minore sensibilità UE nei confronti delle denominazioni d'origine ma “è legato a semplici logiche commerciali -ha aggiunto De Castro all'incontro organizzato nell'ambito della manifestazione Tipicità Marche dall'Istituto marchigiano di tutela - che vedono da una parte Italia e Francia reclamare il mantenimento dello status quo e dall'altro paesi come Spagna e Portogallo che già producono vini come il Lambrusco ma che non possono utilizzare quel nome perché riservato all'Italia”.

Per l'Italia una prova di coesione
Per il nostro Paese questa battaglia è di grande importanza anche perché “come gli accordi internazionali ci hanno mostrato - ha aggiunto il presidente di Federdoc, Riccardo Ricci Curbastro - la regola della registrazione dei marchi non è la soluzione a cui puntiamo. Il nostro obiettivo resta il riconoscimento pubblico delle denominazioni e non la registrazione privata dei brand”. “Sul fronte delle Doc - ha detto il direttore di Federvini, Ottavio Cagiano de Azevedo - è ora di cominciare a ragionare sull'identità del vino italiano e sulla cultura dei nostri territori”.

L'occasione per ripensare alcune denominazioni
Ma al di là della soluzione che verrà individuata l'intera partita può rappresentare l'occasione per ripensare alcune denominazioni d'origine nell'ottica di rafforzarle. “Se dovessimo perdere questa partita - ha concluso il direttore dell'Istituto marchigiano di tutela (il consorzio unico dei vini Doc e Docg regionali), Alberto Mazzoni - non è escluso che si possa immaginare una Doc Marche per il Verdicchio. Non possiamo permetterci di buttare all'aria l'importante lavoro di promozione e valorizzazione dei nostri vini realizzato dal nostro istituto e dalla Regione negli ultimi 15 anni”.

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