Un invito ad accelerare la bonifica del sito della discarica ex Cemerad alle porte di Taranto, dove sono stoccati 13mila fusti di rifiuti, 3.500 dei quali radioattivi, è venuto oggi dalla commissione bicamerale d’inchiesta sul ciclo dei rifiuti che nella città pugliese ha compiuto sopralluoghi e audizioni.
«Ci sono tutte le condizioni per partire con l’intervento sulla Cemerad di Statte – afferma il presidente della commissione, Alessandro Bratti, del Pd, presente a Taranto con una delegazione di parlamentari –. C’è il finanziamento, c’è il decreto del presidente del consiglio che assegna al commissario per la bonifica la responsabilità e abbiamo individuato le procedure operative di emergenza. Quella dell’ex Cemerad è una situazione che va sbloccata. Io stesso – rammenta Bratti – ne segnalai l’estrema pericolosità ambientale al presidente del Consiglio dopo la precedente visita di dicembre 2014, invitandolo a superare ritardi annosi». «Oggi – dice Bratti – possiamo e dobbiamo partire ma lasciando l’intervento nelle mani del commissario alla bonifica di Taranto. Se invece portassimo quest’intervento nell’ambito del Contratto istituzionale di sviluppo e del Tavolo istituzionale Taranto, rischieremmo una nuova dilatazione dei tempi».
Circa 10 milioni sono a disposizione per l’ex Cemerad e il commissario Vera Corbelli stima di poter effettuare rimozione ed allontanamento dei fusti entro luglio 2017. Molto probabilmente l’Esercito presidierà la zona per motivi di sicurezza. Prima della ex Cemerad, i parlamentari della commissione hanno effettuato un sopralluogo nell’area del Mar Piccolo. «Sui diversi fronti del risanamento ambientale di Taranto – commenta Bratti –, la situazione è in movimento. Sia pure tra mille difficoltà, le cose si stanno avviando e si stanno facendo. Un elemento emerso – dice ancora il presidente della commissione bicamerale sul ciclo dei rifiuti – è quello delle lungaggini burocratiche che spesso complicano la realizzazione di un intervento. In particolare, abbiamo visto la situazione dei dragaggi nell’area del porto e sono assolutamente d’accordo nel ritenere un freno i vincoli della burocrazia. Quando parliamo di Taranto – aggiunge Bratti –, ci occupiamo quasi sempre dell’Ilva. Ma a Taranto ci sono anche altre realtà: la raffineria Eni, le centrali di Taranto Energia o lo stabilimento Cementir. A tal proposito dalle audizioni emergono cose non fatte o comunicate in ritardo. Noi, per ora, acquisiremo la documentazione, dopodichè effettueremo un approfondimento specifico».
La commissione ha ascoltato anche l’Ilva. «Ci hanno spiegato gli interventi fatti per l’Autorizzazione integrata ambientale – dichiara Bratti – ed è emersa la questione dei picchi di diossina verificatisi mesi addietro e sui quali adesso dovremo capire con Arpa Puglia e Ispra cosa sia effettivamente successo. L’azienda ha ribadito che non sono fenomeni riconducibili all’attività industriale».
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