Economia

L’industria di Parma sale in cattedra per rilanciare il territorio

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INNOVAZIONE

L’industria di Parma sale in cattedra per rilanciare il territorio

A metà strada tra Milano e Bologna, a metà altezza tra montagna e pianura, a metà pure per vocazione economica tra agricoltura e industria. Parma è sospesa a metà tra il passato di ricca capitale del Nord (settima provincia d’Italia per Pil procapite, tasso di disoccupazione fermo al 7,6%) e un futuro 4.0 dai confini indefiniti. Tagliata fuori dalle grandi arterie di traffico veloce, ferroviarie e aeroportuali, con poche grandi imprese campioni nel mondo e una schiera di Pmi che si muovono in ordine sparso, senza progetti condivisi e definiti che segnino identità e rotta. E sono proprio quei pochi grandi campioni che danno voce al made in Parma nel mondo – Barilla nell’alimentare, Chiesi nella farmaceutica, Dallara nella meccanica – che hanno deciso di suonare la campana e fare squadra per scuotere dal torpore la città.
Ieri i tre colossi sono entrati in università e saliti in cattedra per raccontare ai giovani che cosa significa fare impresa e farlo restando a Parma, ma riuscendo a conquistare il mondo. I tre professori Guido Barilla, Alberto Chiesi e Gian Paolo Dallara – e dietro di loro tre gruppi che assieme valgono oltre 4,5 miliardi di fatturato e accentrano il grosso degli investimenti privati in R&S e innovazione del territorio – hanno tenuto due ore nel silenzio assoluto un’aula gremita di giovani come non si ha ricordo alla cattedra Jean Monnet di Economia industriale.Una Barilla che da due anni sta scommettendo tutto sulla conversione sostenibile di impianti, prodotti e filiera;una Chiesi che investe ogni anno il 20% del fatturato in R&S per sfidare i big pharma globali nelle terapie per le malattie rare; una Dallara che tra gallerie del vento e ricerche sul carbonio è partner tecnologico d’avanguardia delle auto da corsa più forti al mondo hanno in comune due cose che gli altri competitor non hanno: capitale umano e legame con il territorio. Sono i due fattori da cui scaturisce «La manifattura di qualità locale che guarda al mondo», ribadisce il professor Franco Mosconi alla guida della Cattedra europea di Economia industriale, rifacendosi al titolo di una lezione che definisce «la più bella esperienza in 54 anni di vita, perché nulla come la viva voce di chi fa impresa può entrare nel cuore e nella testa degli studenti. Un feeling reciproco, perché gli imprenditori a loro volta hanno bisogno dell’entusiasmo, dell’intuizione e della duttilità di quei giovani per far crescere le loro imprese.
L’altro ieri, invece, i tre imprenditori assieme a Paolo Andrei (professore di Economia e presidente della Fondazione Cariparma) avevano presentato alla città, dal ridotto del Teatro Regio il Manifesto di “Parma, io ci sto”, progetto di rilancio della città raccontato nei quattro petali del fiore che ne è simbolo: agroalimentare, cultura, turismo e formazione-innovazione. Le quattro leve da azionare per far ripartire l’economia di Parma e garantire una prospettiva ai suoi giovani, passando dalla vocazione mondiale nelle scienze alimentari alla valorizzazione della lirica verdiana: 100 firme già raccolte dal manifesto, il 17 marzo ci sarà la presentazione del progetto ai sindaci del Parmense, il 21 alle aziende.

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