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La Consulta conferma il quesito

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La Consulta conferma il quesito

  • –Jacopo Giliberto

In sintesi: ieri mattina la Corte costituzionale ha bocciato il ricorso fatto da alcune Regioni no-triv che volevano “arricchire” di quesiti i contenuti del referendum del 17 aprile contro l’estrazione del metano e del petrolio dai giacimenti nazionali. Quindi referendum confermato per data e quesito.Ma due Regioni — il Veneto presieduto dal leghista Luca Zaia e la Puglia guidata da Michele Emiliano del Pd — hanno annunciato che oggi presenteranno altri due ricorsi. La Cgil si divide tra chi preferisce l’uso di petrolio e gas a chilometri zero e chi si batte per il referendum no-triv.

I dettagli. Dieci consigli regionali (poi ridotti a nove, con il ritrarsi dell’Abruzzo) avevano proposto un referendum con sei quesiti anti-trivelle. Il vaglio della Cassazione e della Corte costituzionale ha lasciato sopravvivere uno solo dei sei quesiti proposti: il 17 aprile sarà chiesto agli italiani se, scaduta la concessione, i giacimenti già in attività nel mare nazionale potranno chiedere un allungamento del permesso di estrarre.

In termini più chiari, se al referendum di metà aprile vinceranno i comitati no-triv, i giacimenti ora attivi nelle acque territoriali entro le 12 miglia dalla costa (22,3 chilometri) termineranno alla scadenza della concessione, quelli più lontani invece continueranno. Se invece vinceranno i favorevoli ai giacimenti nazionali, oppure se non sarà raggiunto il quorum della metà degli elettori più uno, le compagnie potranno fare una procedura di autorizzazione, investire e infine potranno continuare a estrarre il metano o il greggio italiani finché il giacimento sarà davvero secco. Nei mari italiani ci sono 106 istallazioni petrolifere.

È un quesito molto tecnico, molto debole nei contenuti e addirittura impercettibile negli effetti, ma è assai forte sull’emotività. Le campagne referendarie si concentrano su slogan di facile presa, declinandosi attorno al tema “salviamo il nostro mare”.

Per questo motivo alcune Regioni no-triv hanno chiesto alla Corte costituzionale di riesumare due dei quesiti morti, in modo da rafforzare il referendum. Ma ieri i giudici costituzionali hanno detto che no, sono inammissibili i ricorsi delle Regioni contrarie all’uso delle proprie risorse locali.

Qualche aspetto tecnico. In particolare, i due quesiti che le Regioni no-triv volevano far risuscitare riguardavano il piano aree (la pianificazione delle attività) e il doppio regime (i permessi sui giacimenti a terra).

Puglia e Veneto depositeranno oggi due ricorsi fotocopia di quelli bocciati oggi.

Nel frattempo la Cgil si divide. Diverse federazioni territoriali (per esempio in Basilicata) o di settore (la Fiom) fanno battaglia affinché al referendum si voti contro le attività petrolifere, mentre la Filctem (energia, chimici, tessili) tramite il segretario Emilio Miceli si schiera affinché venga rafforzato — invece di essere indebolito — il ricorso ai giacimenti nazionali.

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