Economia

Un superconsorzio di vini toscani

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Industria

Un superconsorzio di vini toscani

  • –Silvia Pieraccini

Insieme per contare di più: sui mercati lontani, ma anche nei confronti delle istituzioni. Con questo obiettivo i produttori toscani di vino di qualità hanno deciso di allearsi, dando vita a un super-consorzio: ieri mattina è nata Avito, l'Associazione vini toscani Dop e Igp che riunisce (per adesso) 16 consorzi di tutela, da quelli più famosi e blasonati come Chianti, Chianti Classico, Brunello di Montalcino, Nobile di Montepulciano, San Gimignano, Bolgheri, a quelli più piccoli come Valdarno di Sopra e Orcia.

Il super-consorzio al momento rappresenta circa 5mila aziende e il 70% della produzione vinicola toscana (1,8 milioni di ettolitri su 2,6 milioni), per un fatturato di 1,2 miliardi (per il 70% all'export). Ma nelle prossime settimane, con l'ingresso atteso dei rimanenti consorzi di vini a denominazione (tra cui Igt Toscana e Carmignano), la rappresentatività dovrebbe salire oltre il 90% (le superfici Dop e Igp in produzione l'anno scorso sono state 46mila ettari su 48.500 totali regionali).

Accanto ai numeri, l'importanza di Avito è strategica: è il primo soggetto unitario per la gestione delle politiche vitivinicole toscane, il primo tentativo di collaborazione ufficiale, in una regione che quotidianamente fa i conti con campanili e divisioni. A battezzarlo ieri, oltre ai rappresentanti dei consorzi vinicoli, c'erano l'assessore regionale all'Agricoltura, Marco Remaschi e il presidente della commissione regionale Sviluppo economico, Gianni Anselmi. Il primo terreno di lavoro di Avito sarà quello della promozione comune sui mercati in via di sviluppo.

«La nascita dell'associazione è una grande soddisfazione, e apre grandi obiettivi per il mondo del vino toscano», ha sottolineato Giovanni Busi, presidente del consorzio del Chianti, il più importante della Toscana (100 milioni di bottiglie prodotte all'anno) e quello che ha messo in fila gli alleati, ispirandosi all'esperienza di Uvive, l'Unione consorzi vini veneti Doc e Docg, nata 30 anni fa e alla quale aderiscono tutti i consorzi di tutela della regione.

«Il nuovo consorzione è la dimostrazione che anche in Toscana è possibile fare squadra», ha aggiunto Fabrizio Bindocci, presidente del Brunello di Montalcino e primo presidente di Avito (il vicepresidente è Luca Sanjust della Doc Valdarno di Sopra).

Si tratta di un'associazione leggera, formata dai presidenti dei singoli consorzi, che si consulteranno su temi d’interesse comune per il settore, come era avvenuto un anno fa col Piano paesaggistico varato dalla Regione Toscana, che aveva fatto infuriare i viticoltori; e come è successo di recente per sollecitare una legge regionale (poi approvata) per abbattere cinghiali e caprioli che distruggono le colture in campagna. Prossimo tema di consultazione comune saranno le modifiche alla legge urbanistica predisposte dalla Giunta regionale, che interessano anche la disciplina dei territori rurali (con una revisione delle ipotesi in cui è possibile intervenire sul patrimonio edilizio esistente a destinazione d’uso agricola). «Se non ci fosse stato il Piano paesaggistico a unirci, probabilmente oggi non saremmo qui», ha detto ieri con una battuta a effetto uno dei dirigenti dei consorzi.

La spinta all'unione è arrivata anche dal mercato. La competizione su scala globale è sempre più difficile, e l'ingresso sui mercati nuovi ha riservato delusioni pure ai vini toscani abituati a macinare record nell'export (nel 2015 le esportazioni hanno toccato 930 milioni, con una crescita superiore al 20% in larga parte legata alla rivalutazione del dollaro, mentre in quantità si è fermata a +1%). «Andare in Cina ciascuno per conto proprio, con la propria valigetta, ha poco senso – spiega Giuseppe Liberatore, direttore del consorzio Chianti Classico - e soprattutto non porta risultati. Fino a oggi lo abbiamo fatto ma abbiamo buttato via i soldi». I consorzi hanno capito che serve un gioco di squadra sulla promozione.

Per questo sul tavolo di discussione di Avito ci sarà presto anche la proposta di un evento nuovo da organizzare a Firenze, che - sono le ipotesi circolate finora - potrebbe essere destinato ad assorbire le Anteprime dei vini che oggi diversi consorzi organizzano per conto proprio, oppure a creare un appuntamento fieristico nuovo di zecca sull'esempio del Vinitaly.

«Vediamo se quello che c'è oggi funziona – ha aperto la porta l'assessore Remaschi riferendosi anche al Buy Wine organizzato dalla Regione – o se possiamo valorizzare meglio le produzioni toscane. Siamo disponibili a valutare con Avito, con le associazioni di categoria e le organizzazioni professionali».

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