Un piano da 900 milioni di euro, parte di un programma triennale per realizzare il processo di digitalizzazione e integrazione dei servizi a partire da 14 città italiane. Che mettono a confronto esperienze e progetti a Torino durante una giornata dedicata al tema dell’Agenda digitale.
La sfida è di mettere in rete il paese – con una dotazione importante da parte dell’Europa che ha inserito quello della crescita digitale tra gli obiettivi della strategia “Europa 2020” – e rilanciare servizi digitali che spesso ci sono ma che hanno scarso appeal.
A fotografare la situazione Antonio Samaritani, direttore dell’Agid, l’Agenzia per l’Italia digitale, che ha il compito di definire e realizzare il Piano triennale per la digitalizzazione del paese. «Abbiamo stabilito cinque priorità che definiscono il quadro entro il quale poi sviluppare i progetti della pubblica amministrazione» spiega.
Il punto di partenza è Spid, il sistema pubblico di identità digitale cheprenderà il via il prossimo 15 marzo. Il pilastro n. 2 del sistema è l’Anagrafe nazionale, con i 26 comuni pilota, tra cui Torino, con cui si sta mettendo a punto la piattaforma comune in cui far confluire le oltre 8mila anagrafi del paese. Infine, il tema dei pagamenti, con l’implementazione del sistema centralizzato dei pagamenti alla Pa da parte dei cittadini, che oggi ha raggiunto una copertura di circa l’80%, con benefici in termini di efficienza e praticità.
Lo schema è quello dell’integrazione: lo Stato costruisce piattaforme nazionali che costituiscono i pilastri per l’erogazione dei servizi da parte degli enti locali. Questi dovranno concentrarsi sullo sviluppo dei servizi in un quadro di norme chiare e condivise, dove l’«usabilità» diventa il criterio di riferimento
L’Italia, come ricorda Antonella Galdi, responsabile per Anci del tema Innovazione, sconta un forte ritardo sul fronte delle infrastrutture, con una copertura del territorio per la banda larga al 15% contro il 50 della media europea. «Questa è una fase – aggiunge – in cui le risorse ci sono. Le città metropolitane hanno presentato i loro dossier, ora serve accelerare sui tempi, aggiornare i progetti “datati” e integrare le proposte in un Piano nazionale». Gli 892 milioni di euro di dotazione del Programma PON Metro rappresentano l’ossatura economica degli interventi.
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