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Due anni per il dopo Expo

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Due anni per il dopo Expo

  • –Sara Monaci

MILANO

Se i cantieri per il polo tecnologico di Milano non inizieranno prima del 2018, intanto si comincia ad affrontare il tema della lunga transizione tecnicamente definita “fast post Expo”, che di fatto potrebbe durare almeno 2 anni.

Due anni di transizione

Nei prossimi giorni i nuovi vertici di Arexpo, società proprietaria dei terreni sui cui è sorto l’Expo e che d’ora in poi gestirà il progetto di trasformazione delle aree, riceveranno dal ministero dei Beni culturali la riposta sul trasferimento di risorse (16 milioni) alla Triennale di Milano, che si dovrà occupare di realizzare lungo il Cardo la fiera dedicata all’Architettura e al design, a partire dal 2 aprile (fino al 12 settembre). Il parere atteso è positivo: ci si aspetta cioè che le risorse non vengano considerate aiuti di Stato, essendo l’evento incardinato nella programmazione del Bie, l’ufficio che regola anche l’Expo.

Poi nelle prossime settimane il neo presidente Giovanni Azzone e l’ad Giuseppe Bonomi metteranno in piedi un calendario provvisorio per inserire altri eventi, oltre i 5 mesi gestiti dalla Triennale.

Bonomi e Azzone, alle prime dichiarazioni pubbliche, non nascondono la complessità del progetto: «È più difficile dell’Expo, si svilupperà in molti anni, al momento Arexpo è una scatola, oltre al progetto manca proprio l’azienda e la governance», dice Bonomi. Per Azzone «la sfida è senza scadenza, cercheremo di usare il minor tempo possibile ma la sostenibilità deve essere di lungo periodo».

La governance dovrebbe prendere forma a breve, con l’arrivo dei membri del governo nel cda e 50 milioni di aumento di capitale nelle casse di Arexpo (a cui si aggiungono 50 milioni da parte della Regione Lombardia per il “fast post Expo”). La società invece è tutta da definire. Nei prossimi mesi verrà usata parte del personale di Expo per i lavori del “fast post”, con un distaccamento aziendale.

Scienza e intrattenimento

Il sito, sottolinea Bonomi, avrà come vocazione prevalente la scienza, la ricerca e l’innovazione. Ma ricorda anche che la vera sfida è «far vivere tutto il giorno l’area», per evitare che la sera sia una landa deserta. Oltre le 5 del pomeriggio dunque, più che di scienza si dovrà parlare di intrattenimento. Si ipotizza l’arrivo di centri per «food, palestre, spettacolo e, perché no, discoteche». Nel 2017 potrebbe già partire la gara per la gestione dell’Open Air Theatre, realizzato per l’Expo e destinato a durare.

Per quanto riguarda il progetto dell’università Statale di Milano di spostare nell’area le facoltà scientifiche, nelle prossime settimane ci sarà una prima bozza. Non ancora un progetto, ma un layout.

La Statale, insieme all’Iit di Genova, al Politecnico e alla Bicocca saranno invece gli artefici dello Human Technopole: saranno loro a ricevere i finanziamenti da 150 milioni all’anno (come annunciato dal premier Renzi) per 10 anni. Nel 2016 invece, di questi primi 150 milioni, 50 verranno usati per ricapitalizzare Arexpo e permettere l’ingresso del Mef (altri 80 per l’Iit di Genova e 20 per sistemare i conti per la sicurezza di Expo).

Arexpo avrà il ruolo di gestore. Bonomi ipotizza già metodi per trovare ricavi: non si esclude il pagamento per l’utilizzo del terreno, una sorta di royalty.

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