
Il boom degli agribirrifici cambiano anche la mappa delle coltivazioni: succede in Veneto, dove la Coldiretti regionale segnala – a fronte della presenza in aumento di neo produttori di birra – un maggior raccolto di orzo. Questo cereale non è l’unico per la base di una bionda o rossa: servono anche altri ingredienti per la giusta miscela, e soprattutto serve capacità artigianali. E c’è chi si è cimentato nella produzione di tutte le materie prime necessarie.
«A tutti gli effetti stiamo parlando di un risposta alternativa alle multinazionali del settore con prodotti interamente “fatti in casa” – segnala l’associazione –. Così capita che dai campi d’orzo il tragitto verso lo stabilimento sia addirittura di pochi metri». È il caso del Birrificio Agricolo Antoniano di Villafranca Padovana, che si è cimentato nella coltivazione del luppolo e ha presentato Birra Antoniana La Veneta Km 0, la prima prodotta interamente all’interno dei confini regionali, dalle materie prime all’intero ciclo produttivo. La Veneta Km 0 è la prima specialità birraria a vantare il logo Coldiretti del “Km 0”, frutto dell’accreditamento da parte di un’apposita commissione di Coldiretti Veneto che ha potuto verificare l’origine delle materie prime e la produzione “a breve distanza”.
Il gruppo degli specialisti del “km zero” (il rappresentante di Federconsumatori, il presidente di Coldiretti Veneto, il dirigente dell’ente certificatore Csqa, il referente dei giornalisti enogastronomici, uno per l’Accademia della Cucina, insieme ai funzionari della Regione Veneto) ha esaminato la documentazione e visitato lo stabilimento, dichiarando poi questa realtà «a tutti gli effetti idonea all’iscrizione», targandola ufficialmente e inserendola nella rete dei locali che hanno deciso di impiegare nella loro attività in prevalenza la produzione agroalimentare “a breve distanza”.
Il Birrificio Antoniano agisce come società agricola e ha in gestione più di 90 ettari di terreno. In provincia di Padova, da una terra argillosa nel conselvano, cresce l’orzo distico selezionato, nato da sementi certificate e seguito passo passo nel suo sviluppo dai consulenti agronomici di Coldiretti Padova. L’acqua, che rappresenta il 90% del prodotto, è quella del bacino del Brenta. Il Birrificio Antoniano ha iniziato ad acquistare il luppolo in fiore da un’azienda agricola che ha ripreso a coltivarlo, in provincia di Venezia, per creare la vera birra veneta nello stabilimento di Ronchi di Villafranca Padovana.
«Finalmente – afferma Pietro Piccioni, direttore di Coldiretti Veneto - c’è chi mette in pratica quanto andiamo sostenendo da anni sul km 0 e l’importanza del legame con il territorio, dell’origine dei prodotti e della trasparenza. Questa iniziativa è un ulteriore passo avanti sulla strada delle tipicità, eccellenze del territorio da far conoscere e valorizzare. Mentre le multinazionali tendono ad ampliare il loro monopolio e ad uniformare il mercato, i nostri produttori puntano all’identità che distingue i nostri prodotti migliori. In questa situazione di grande dinamicità, vogliamo privilegiare la trasparenza dell’informazione dei consumatori».
Fra i nuovi imprenditori della birra ci sono molti giovani, che hanno inaugurato in questi anni agribirrifici dove si realizzano prodotti a base di luppolo e orzo coltivati localmente, e per i quali la vicinanza al mare o alla montagna fa la differenza. Questa tendenza ha incrementando la semina di varie colture, ideali per le miscele di sapori: ne sono nati marchi ispirati alla territorialità o alla fantasia imprenditoriale. Fra questi il micro birrificio agricolo “Santjago” di Vittorio Veneto (Treviso) gestito da fratelli Dei Tos, Mattia e Raffaele di 27 e 21 anni, che raccolgono i cereali dei 55 ettari vicino a Caorle per fare la weizzner di casa.
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