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Menarini investe 100 milioni nella tecnologia per i vaccini

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Menarini investe 100 milioni nella tecnologia per i vaccini

Il gruppo farmaceutico fiorentino Menarini investe 100 milioni di euro nello sviluppo di una tecnologia innovativa che punta a velocizzare i tempi di produzione dei vaccini e a soddisfare così la crescente domanda mondiale. L’operazione avviene attraverso la creazione di una joint venture, battezzata VaxYnethic, tra la controllata Menarini NewTech e la BiosYnth di Rapolano Terme (Siena), azienda fondata nel 1988 da Massimo Porro, pioniera nelle tecnologie per la produzione di vaccini coniugati, che detiene il know how da perfezionare e sviluppare.

Si tratta, in sostanza, di passare nel medio-lungo termine dalla ricerca di laboratorio alla scala industriale, per lanciare l’innovativa piattaforma biofarmaceutica destinata a ridurre i tempi produttivi e dunque le possibilità di fornitura al mercato.
«Con la nascita di VaxYnethic continuiamo a proiettare ancor più l’azienda verso le tecnologie avanzate – affermano Lucia e Alberto Giovanni Aleotti, presidente e vicepresidente del gruppo farmaceutico multinazionale – BiosYnth e Menarini hanno conoscenze tecnologiche complementari e sono entrambe italiane, addirittura toscane: questo progetto è un bel segnale di vitalità del nostro Paese».
Al progetto interamente made in Italy guarda con entusiasmo anche Massimo Porro, presidente di BiosYnth e amministratore delegato della neo-nata VaxYnethic: «La sinergia tra BiosYnth e Gruppo Menarini – sottolinea - permetterà di esplorare i nuovi aspetti scientifici della poli-vaccinologia e della poli-farmacologia attraverso una larga piattaforma tecnologica». Il risultato è stato possibile, secondo Porro, grazie all’evoluzione della tecnologia, applicata a settori complementari della biofarmaceutica, e all’apporto dell’azienda italiana Azimut Global Counseling, che all’inizio ha fatto da interfaccia tra i soci della joint.
Per Menarini si tratta del terzo passo nell’alta tecnologia, dopo l’acquisizione nel 2013 della startup Silicon Biosystems, attiva nella medicina personalizzata e titolare del brevetto Deparray per l’analisi delle cellule tumorali rare; e dopo la nascita nel 2014 di Menarini Biomarkers, attiva nella ricerca di nuovi biomarcatori per la medicina personalizzata, attraverso l’impiego appunto di Deparray.
L’investimento in tecnologie si affianca al core business rappresentato dalla farmaceutica, che continua a spingere la crescita nonostante le difficoltà su alcuni mercati mondiali: il preconsuntivo 2015 del gruppo fiorentino di proprietà della famiglia Aleotti, prima azienda farmaceutica italiana e 17° gruppo in Europa, 16.600 dipendenti, 14 stabilimenti produttivi nel mondo e vendite in 100 Paesi, indica un fatturato di oltre 3,3 miliardi (+1% sul 2014), sul quale pesano, in particolare, le crisi di Russia e Ucraina, Paesi in cui Menarini è tra le prime aziende farmaceutiche. Per quest’anno la previsione è di crescere ancora del 5%, arrivando a sfiorare i 3,5 miliardi di ricavi.

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