Economia

Un secolo all’avanguardia tra scoperte e tecnologia

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la storia

Un secolo all’avanguardia tra scoperte e tecnologia

Cent’anni fa nasceva la Federchimica. Un secolo di storia si può leggere attraverso i grandi eventi, il percorso della tecnologia e dell’industria.Oppure attraverso i segnali minimi e impercettibili della vicenda umana.

Sull’edizione di venerdì 3 marzo 1916 il Sole (lo stesso quotidiano che il lettore sta scorrendo ora), prezzo di una copia Cent. 10, riportava in prima pagina diverse notizie importanti.

In Francia è stata fermata l’avanzata dei tedeschi.

In Italia «una nostra batteria, portatasi arditamente in posizione opportuna, aprì di sorpresa il fuoco e batté efficacemente le baracche ed i ricoveri nemici sul rovescio del Podgora. Firmato: Cadorna».

E il Sole di quel 3 marzo 1916 pubblicava anche un lungo intervento dell’industriale chimico dottor Zanoni, il quale annunciava che le imprese del settore si sarebbero associate. Il titolo all’articolo sarebbe impubblicabile per il gusto d’oggi: «Organizziamo la grande industria chimica. Il dovere della collettività».

Da allora l’industria chimica è cambiata, e il secolo della Federchimica lo testimonia. Ci sono stati la dittatura del fascismo, una seconda guerra mondiale, la rinascita e il boom economico, la dissoluzione della chimica di Stato e la nascita di una costellazione di imprese medie e grandi che puntano sull’eccellenza delle produzione specialistiche ammirate nel mondo, sull’innovazione estrema e sulla green economy.

Il presidente della Confindustria e in passato due volte presidente della Federchimica, Giorgio Squinzi, ama ripetere che l’Italia è un Paese poverissimo di molte materie prime ma fra tutti è ricco della materia prima più preziosa e purtroppo sempre troppo rara: «La materia grigia». Questa risorsa è fondamentale per l’industria chimica. Cent’anni fa per prima l’industria chimica fu il primo settore ad applicare in modo estensivo la scienza, il sapere, la formazione, la cultura. La competenza è per l’economista Alberto Quadrio Curzio «un pilastro fra Stato e mercato», la conoscenza è indispensabile per la produzione chimica che lavora sull’innovazione continua ma l’università — ricorda lo storico ed economista Giulio Sapelli — non è capace di creare quella materia prima grigia di cui ha bisogno non solamente l’impresa ma tutta l’Italia.

L’associazionismo di cui la Federchimica è un’espressione consente ai singoli, aggregati, di avere quella forza che da soli non avrebbero. Fare un’orchestra di un Paese di solisti. Porsi come intermediario fra il cittadino e gli Stati. L’associazione come organizzazione di prossimità.

Per questi motivi le singole imprese, ma la Federchimica in particolare, cercano di supplire ciò che manca al sistema della formazione e della ricerca pubblica e privata. Ma non è sufficiente. L’avere detto cento e cento volte che grazie alla chimica (e alla crescita industriale, tecnologia ed economica) oggi si vive infinitamente meglio, più à lungo, più sani e in un mondo più pulito e ricco rispetto al 1916 non ha fatto breccia nel pensare comune. Ivan Scalfarotto, deputato del Pd ed esponente del Governo Renzi, ricorda l’opposizione in Puglia contro la posa di un metanodotto intercontinentale, oppure le polemiche emotive e immotivate sull’olio d’oliva tunisino accennate da David Sassoli, eurodeputato del Pd, o ancora il referendum demagocico e inutile sulle cosiddette “trivelle” petrolifere sono alcuni dei temi della parte più ignorante, arretrata e becera della società accennati dagli ospiti alla’assemblea della Federchimica.

Di fronte al punto di evoluzione cui è arrivata la società per qualcuno può essere più consolante rifugiarsi nel passato. Cinque mesi dopo aver registrato la nascita della Federchimica, il Sole del 1916 riportava la vicenda dell’eroe lughese Aurelio Baruzzi il quale sceso da solo dalle trincee del fronte del Sabotino liberò dai nemici la città di Gorizia, armato soltanto con una bomba a mano Sipe.

Sipe, Società italiana prodotti esplodenti, stabilimento di Cengio (Savona), che poi sarebbe diventata Acna (Azienda coloranti nazionali e affini).

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