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Credito di filiera per 15mila Pmi

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Industria

Credito di filiera per 15mila Pmi

milano

Un’azienda, di solito medio-grande, “garantisce” per le sue imprese fornitrici, di solito piccole o anche micro. In questo modo le seconde possono accedere più agevolmente al credito, con condizioni migliori. Di fatto, è come se il loro rating (un indice di affidabilità, diciamo) venisse migliorato dalla banca di riferimento.

È, in estrema sintesi, il meccanismo del credito di filiera, un sistema che sta prendendo sempre più piede in Italia e che permette alle Pmi travolte dallo tsunami della crisi esplosa tra 2008 e 2009 di placare la fame di finanziamenti e di risolvere il problema del credit crunch.

Quanto questa fame sia diventata atavica negli ultimi anni lo si comprende dai numeri del primo bilancio del “Programma filiere” di Intesa Sanpaolo, un progetto nato con l’obiettivo di far crescere le filiere produttive di eccellenza del sistema imprenditoriale italiano. «Da giugno a oggi abbiamo triplicato le aziende capofiliera coinvolte nel programma» annuncia Stefano Barrese, responsabile divisione Banca dei Territori di Intesa Sanpaolo. Duplice il risultato: garantire “ossigeno” a migliaia di Pmi italiane e garantire anche quella rete di fornitori manifatturieri indispensabili agli “ambasciatori” del made in Italy: gruppi come Granarolo, Cucinelli, Prima Industrie, Antinori, Conserve Italia o Sofidel (si veda altro articolo in pagina), solo per citarne alcuni.

I numeri: dalle 90 aziende capofila che hanno aderito sin dall’inizio si è passati alle attuali 300 – poco dopo la scorsa pausa estiva il programma contava già 147 capo filiera: si veda il Sole 24 Ore del 22 settembre 2015 –. Crescita proporzionale, quasi, anche per gli addetti occupati: da 30mila circa a oltre 80mila. L’impatto del programma si è trasferito, ovviamente, anche sugli anelli a monte delle filiere produttive, arrivando oggi a coinvolgere oltre 15mila Pmi a fronte delle 5mila del primo step. Il giro d’affari complessivo realizzato dai big e dai loro fornitori tocca i 55 miliardi rispetto ai 17 miliardi della fase di lancio.

Soprattutto, il meccanismo ha decisamente incrementato il plafond messo in campo dalla banca: dai 5 miliardi di euro stanziati a giugno si è saliti a 18,5 miliardi. «Di questi – specificano da Intesa Sanpaolo – 12,5 miliardi di euro riguardano il credito a breve termine», utilizzato dalle imprese per le esigenze della gestione corrente, e cioè il capitale circolante. Il resto, circa 6 miliardi, è a diretto sostegno degli investimenti. Il sistema prevede, oltre alle condizioni agevolate di accesso al credito, soluzion personalizzate per le aziende della filiera e l’utilizzo del reverse factoring evoluto, un sistema di sconto delle fatture elaborato dal Mediocredito Italia, il polo per la finanza d’Impresa del gruppo.

«Il successo di questo nuovo modello – afferma Barrese – si traduce in una crescita reale del credito verso le imprese: si tratta di risorse che sono destinate agli investimenti, all’innovazione dei processi, alla crescita del nostro tessuto produttivo».

E Gaetano Miccichè, direttore generale e responsabile divisione Corporate e Investment Banking di Intesa Sanpaolo, sottolinea come con il Programma filiere sia stato «avviato un meccanismo propulsivo per lo sviluppo dei settori industriali d’eccellenza del nostro Paese». Sulle circa 300 capofila la maggioranza appartengono all’agroalimentare (85), a meccanica o metalmeccanica (69), alla moda (34). La divisione Corporate e Investment (che si occupa della grandi aziende) «ha già coinvolto nel progetto 14 gruppi industriali, che complessivamente generano un fatturato pari a circa 11 miliardi di euro e occupano oltre 30 mila lavoratori. Favoriamo l’integrazione di interi processi produttivi, andando a favorire filiere “verticali”, che comprendono sia le grandi imprese con capacità di internazionalizzazione sia le Pmi radicate nel territori», aggiunge Miccichè.

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