Ci potrebbe essere molto Piemonte nella realizzazione del tredicesimo Piano quinquennale cinese. L’ambasciatore di Pechino in Italia, Li Ruiyu, intervenendo ad un convegno promossa dalla Fondazione Crt ha illustrato le numerose opportunità che si stanno creando. E Massimo Lapucci, segretario generale della Fondazione, ha annunciato che dal prossimo anno il bando per i nuovi Talenti prevederà - nell’ambito dei progetti per l’internazionalizzazione - un focus dedicato proprio alla Cina.
D’altronde i rapporti, non solo commerciali, tra Torino e Pechino stanno già intensificandosi. Dalla presenza di DiaDorin nel settore sanitario cinese agli oltre 3mila studenti del Paese asiatico che frequentano le Università piemontesi; dall’attività di Agroinnova per rendere più sicure e sostenibili le produzioni agricole cinesi alle iniziative delle aziende piemontesi per far conoscere a Pechino vini e cibi subalpini. Grandi operazioni nel senso della qualità, piccole quanto a dimensioni e rispetto alle chances che si sono delineate.
Lo ha sottolineato anche Romano prodi, ex presidente della Commissione Europea, ricordando come la Cina sia pronta ad investire ingenti risorse nelle tecnologie avanzate europee. E l’acquisizione, da parte di ChemChina, di una quota consistente della Pirelli - che ha a Settimo Torinese uno dei poli di eccellenza - rappresenta solo un esempio di quello che potrà avvenire nei prossimi anni. Senza dimenticare i 3 milioni di turisti cinesi che hanno scelto l’Italia come meta nell’ultimo anno.
Ma l’ambasciatore cinese ha anche aggiunto che l’esperienza torinese delle Olimpiadi invernali del 2006 potrà rivelarsi utile per lì'appuntamento olimpico invernale di Pechino 2022.
I problemi, tuttavia, non mancano. Li ha ricordati Prodi, evidenziando l’incapacità europea di comprendere che la riscoperta della Via della Seta - con l’ambizioso progetto della ferrovia ad alta velocità da Pechino al cuore dell’Europa - non rappresentarà soltanto un collegamento per le merci, ma servirà anche per creare una sorta di polo geopolitico in grado di coinvolgere Paesi come il Kazakstan e l’Uzbekistan, oltre alla Russia. L’Europa pare assente e l’Italia riesce ad essere assente anche dagli aspetti di collegamenti digitali con questo mondo. Anche se un progetto del Ministero degli Esteri (“Il sogno di Marco Polo”) va proprio in questa direzione, puntando sulle reti che sono fondamentali per la cooperazione e per approfittare dei progetti di crescita e sviluppo delle province interne cinese grazie alla Via della Seta.
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