Nonostante la recessione, in Calabria si progetta il futuro: uno studio condotto dall’Unical e dal Centro di ricerca Torino Nord Ovest, commissionato da Unipol e presentato nell’ateneo di Arcavacata, fa il punto sull’ “Economia della Terra”, partendo dal rapporto fra imprese, istituzioni e risorse ambientali. Al vaglio tutti i settori produttivi, i modelli di business, la ricerca e l’innovazione. E dodici storie aziendali emblematiche. In prospettiva, la visione di un’economia, a specializzazione calabrese, tutta a misura d’uomo.
Dalla Piana di Sibari, all’area grecanica, dalle Serre vibonesi, al Reventino (valle del Savuto), fino a Gioia Tauro, al crotonese e alla Sila: malgrado sofferenze e criticità, le attività produttive connesse alla natura mostrano importanti elementi di innovazione e di resilienza.
Nell’economia locale, la terra è una risorsa chiave. L’agricoltura mantiene un peso significativo: 137.790 le aziende. Quasi il 6% lavora in regime biologico. Alta la percentuali di addetti (oltre il triplo rispetto alla media nazionale del 3,6%.) La produzione agricola vendibile è pari a 2,059 miliardi di euro. Rilevante anche la blue economy, l’economia che viene dal mare: 7.574 imprese, il 4,2% del totale regionale. Venticinquemila i lavoratori impiegati nella filiera marina. Marcata l’incidenza dell’export: sebbene si tratti solo del 2,8%, è comunque la percentuale più alta in Italia dopo la Liguria e il Friuli Venezia Giulia.
Fra le imprese, molti gli esempi virtuosi: il Lanificio Leo, nato nel 1873 a Soveria Mannelli (in provincia di Catanzaro), rilanciata come start-up nel 2008 dagli eredi, è un caso di successo.
Un percorso innovativo lo ha trasformato in una fabbrica tessile che oggi è anche un museo e un brand a vocazione internazionale. Il ricambio generazionale è stato determinante, come del resto nella storia di altre aziende, dalla Fabbrica di liquirizia Amarelli di Rossano alla cantina Ceraudo in provincia di Crotone. Sono casi di studio anche la Osas Campoverde di Castrovillari, Capua 1880 per il bergamotto, Aoc per l’olio, Callipo per le conserve alimentari, Terre Normanne per l’agricoltura di montagna e l’impresa sociale, Naturaliter per il turismo.
Per il settore lattiero caseario, sono segnalate la Fattoria della Piana (Reggio Calabria) e la Fattoria Biò (Camigliatello) che puntano tutto sulla sostenibilità ambientale. Cooking Soon, collettivo di giovani chef, valorizza la tradizione e il territorio attraverso una nuova estetica del cibo che passa dalle cucine di famiglia.
Anche se i numeri sono ancora scoraggianti, «in modo sommerso e a volte impercettibile - si legge nel documento del Centro di ricerca Torino Nord Overst - sembra farsi strada nel tessuto locale il rilancio dell’economia della terra. Si tratta di un processo confuso e contraddittorio nel quale tornano al centro dell’attenzione le ricchezze dimenticate e sacrificate sull’altare dello sviluppo moderno: la terra, il paesaggio, l’ambiente salubre, i prodotti tipici locali, i saperi artigiani, le acque, i fiumi, ma anche la solidarietà, il mutuo sostegno».
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