Economia

Italia e Grecia contro la Ue per il «sì» all'olio tunisino

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AGROALIMENTARE

Italia e Grecia contro la Ue per il «sì» all'olio tunisino

È un problema più di metodo che di merito. Ma l'olio tunisino continua a far discutere. Ieri, con una nota congiunta, Italia e Grecia hanno espresso a Bruxelles la loro «grande preoccupazione» per le modalità con cui è stata predisposta e portata avanti la proposta di concedere agevolazioni alla Tunisia per l'esportazione, verso la Ue, del suo olio d'oliva.

I rappresentanti dei due Paesi, infatti, hanno denunciato e contestato, tra l'altro, «la mancanza delle necessarie consultazioni che avrebbero dovuto avvenire prima di assumere l'iniziativa, la durata delle misure e l'assenza di una valutazione preventiva dell'impatto delle misure stesse sul settore dell'olio di oliva europeo».
La decisione di aumentare le quote di import di olio tunisino senza dazi da parte della Ue per il 2016 e 2017, – si legge ancora nella nota sottoscritta da Roma e Atene – è una concessione che «non dovrebbe costituire un precedente per il futuro».

La dichiarazione è stata resa nota ieri in occasione del Coreper (la riunione degli ambasciatori dei Ventotto a Bruxelles), che ha dato il sostanziale via libera alla misura straordinaria sull'import di olio tunisino, ma verrà formalmente adottata al prossimo Consiglio Ue dei ministri dell'Agricoltura, previsto per lunedì prossimo a Lussemburgo.
Inoltre, scrivono Roma e Atene, «deve essere sottolineato che il settore dell'agricoltura è una pietra miliare dell'economia di Grecia e Italia» e quindi, «le concessioni fatte dalla Ue ai suoi partner commerciali dovrebbero essere governati dal principio di un approccio equilibrato e proporzionato fra i vari settori dell'economia europea». Motivo per cui – conclude l'appello – non dovrebbe costituire un precedente per il futuro.

In realtà, precedenti esistono. Dal 2009 la Ue ha progressivamente ridotto – sino all'abolizione nel 2014 – i dazi all'importazione di prodotti tessili, ad esempio, dalla Giordania. Così come erano stati già eliminati i vincoli all'ingresso per il vino moldavo.
Per l'Italia, insomma, è essenziale che iniziative per agevolare l'export di Paesi ad economia più debole siano accompagnate da stime di impatto sul sistema europeo o su alcuni dei Paesi membri, che siano chiariti meccanismi di quote mensili all'ingresso e che vi siano, se servono, garanzie di riequilibrio.

Del resto, ad ottobre scorso, in concomitanza con l'assegnazione del Nobel per la Pace ad alcune associazioni tunisine, era partito anche il 1° round negoziale tra la Ue e Tunisi per un “Dcfta” (Deep and Comprehensive Free Trade Area), ovvero un accordo di libero commercio tra la Tunisia e la Ue sia per i beni che per i servizi, oltre a un'armonizzazione regolatoria su ampia scala. Per l'Italia quella è la sede per aiutare l'economia tunisina, in un quadro di sistema più efficace e non penalizzante per la sola agricoltura del sud Europa.

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