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«Siamo interessati a Bompiani»

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Industria

«Siamo interessati a Bompiani»

  • –Andrea Biondi

All’ingresso della sede milanese del Gruppo editoriale Mauri Spagnol (Gems) si viene accolti da qualche scatolone di libri. Alcuni sono anche aperti. Insomma, se a qualcuno venisse in mente, non sarebbe difficile prendersi un libro e andare via senza pagare né salutare. «Ma no, i libri non li ruba nessuno».

Ride di gusto mentre lo dice Stefano Mauri, 55 anni, presidente e ad di quello che ora, a valle del closing dell’acquisizione di Rcs Libri da parte di Mondadori, sarà il secondo editore italiano, con una quota di mercato del 10,7% (dati del mercato trade di fonte Gfk).

Un mercato, quello librario, in cui i dati Gfk riportati nell’ultimo bilancio Mondadori accreditano la casa di Segrate di una quota del 24% nel trade; Rcs Libri al 10,3% (da cui andranno sottratti punti percentuali a seguito della vendita di Marsilio e Bompiani imposta dall’Antitrust); Giunti al 7,1%; Feltrinelli al 4,6% e Gruppo De Agostini al 2,2 per cento. Il gruppo Gems è consolidato da Messaggerie italiane che ha un fatturato che per il 2015 dovrebbe attestarsi (il bilancio è in chiusura) a circa 430 milioni. Di questi, 80 sono legati all’attività di editore che Gems conduce attraverso 10 case editrici controllate e 18 marchi editoriali: da Garzanti a Longanesi, Salani, Bollati Boringhieri, Guanda (di cui ha il 90%), Chiarelettere (di cui ha il 49%). Il resto del business proviene dall’ingrosso e dalla distribuzione, business con il quale la società è nata e con il quale Messaggerie è leader di settore dopo il matrimonio del 2014 con Pde (Feltrinelli) in una società controllata da Messaggerie di cui Feltrinelli detiene il 30 per cento.

Insomma un gigante in questo specifico segmento di mercato. Ma avete espresso contrarietà verso il matrimonio fra Mondadori ed Rcs. Non è un po’ contradditorio?

Affatto. L’Antitrust ha imposto anche a noi dei rimedi per la tutela degli editori più piccoli. Ma parliamo di situazioni differenti. Quella che si verrà a creare con l’acquisto di Rcs da parte di Mondadori è una realtà di dimensioni inedite in Europa. Simili operazioni in Europa sono state ridimensionate.

Quindi lei è insoddisfatto per come si è conclusa l’istruttoria Antitrust che ha dato via libera all’operazione “Mondazzoli”?

Non ho detto questo. Se devo dare una mia valutazione credo che l’Autorità Antitrust abbia condotto un’istruttoria molto accurata, alla quale peraltro abbiamo dato il nostro contributo, e che alla fine abbia preso una decisione che, per quanto invisa a Mondadori, ritengo del tutto congruente con i precedenti europei. Anzi, direi che è stata anche più generosa che altrove.

A cosa si riferisce?

In Germania credo che non sarebbe passata. C’è stata un’operazione che ha interessato Hachette in Francia nel 2003, e una che ha visto protagonista Bertelsmann in Germania nel 2004. I dettami antitrust in questo caso sono stati più rigidi rispetto a quelli relativi al deal italiano che vede protagonisti Mondadori ed Rcs libri. Avessimo voluto seguire gli stessi parametri Mondadori avrebbe dovuto vendere tutta Rizzoli.

E con quale convenienza? Cosa sarebbe rimasto?

Beh, c’è tutta l’editoria scolastica, che in fondo è la parte più redditizia. E le economie di scala sono importanti. A ogni modo, ritornando agli esempi francese e tedesco, le limitazioni sono state positive per entrambi i gruppi.

In che senso?

Questa impossibilità di andare oltre determinate soglie ha spinto questi due gruppi, uno francese e l’altro tedesco, a crescere all’estero. E ora stiamo parlando del primo e del secondo editore mondiale in lingua inglese. Mi sembra che le limitazioni in tal senso non abbiano fatto male.

Quindi è come dire: cara Mondadori, adesso basta pensare all’Italia ma punta di più all’estero.

Sostanzialmente sì. Ma come si può dire di tutti i leader di mercato. Stiamo parlando di una nuova realtà che avrà oltre il 30% di quota di mercato nel trade e che nel segmento tascabile supera il 50%. È il leader di mercato. In Europa hanno sede sette dei primi dieci gruppi editoriali del mondo nel settore libri. Ed è giusto che il leader di mercato si ponga in questa scia.

Avete intenzione di crescere per acquisizioni?

Noi stiamo bene anche così. Certo è che la nostra storia è fatta di acquisizioni che si sono susseguite nel tempo. Faccio presente che alla fine degli anni 80 noi avevamo una quota di mercato del 2%, solo con Longanesi, a fronte di un 20% di Rizzoli e di un 25% di Mondadori.

Beh, di strada ne avete fatta

Sì, ma grazie più allo scouting, che è responsabile dell’80% del nostro fatturato, che alle acquisizioni. Quando sono entrato nella società Mondadori era 12 volte più grande di noi. Ora 3 volte. Certo, va bene minimizzare, ma in Italia il primo gruppo ha acquisito il secondo, non il terzo o il quarto.

L’Antitrust ha imposto dei rimedi, fra i quali l’obbligo di vendere la casa editrice Bompiani e la partecipazione in Marsilio ad acquirenti che dovranno essere preventivamente approvati dall’Autorità. Voi siete interessati a Bompiani?

Non posso nascondere il mio interesse. È un buon marchio, fondato dal fratello di mia nonna, Valentino . Vedremo dopo il closing.

E per Marsilio?

Lì credo che ci siano già editori più interessati di noi.

Nell’attesa cosa pensate di fare in termini strategici?

Se c’è un ambito sul quale dovremmo lavorare e crescere è quello dell’e-commerce. Noi abbiamo Ibs. Ma Amazon ci ha raggiunti e superati. In questo senso penso che qualcosa dovremo fare.

E quanto a nuove proposte editoriali?

Negli anni abbiamo avuto grandi soddisfazioni, soprattutto dalla nostra attività di scouting. Penso ad esempio a J.K. Rowling, autrice della saga di Harry Potter o Wilbur Smith o a Massimo Gramellini. In ottobre uscirà il nuovo episodio della saga di Harry Potter. Ma a maggio pubblicheremo un romanzo di Lisa Hilton, “Maestra”. Un’esordiente che sta andando in classifica in ogni Paese in cui viene pubblicata. Questa autrice ci darà grandi soddisfazioni.

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