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Continua la corsa ai nuovi vigneti

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Continua la corsa ai nuovi vigneti

verona

«Vanno benissimo la crescita dell’export, del fatturato, dell’occupazione. Ma il vero stato di salute di un settore come il vino, lo si giudica dagli investimenti soprattutto agricoli. Perché se un produttore scommette sulla realizzazione di nuovi impianti, che cominceranno a produrre e quindi a generare reddito non prima di sei o sette anni, vuol dire che ci crede davvero».

In questa riflessione di Alberto Mazzoni, enologo e storico direttore dell’Istituto marchigiano di tutela c’è sintetizzato il momento d’oro del vino made in Italy. Perché ai positivi dati congiunturali, ricordati nei giorni scorsi anche nell’annuale Rapporto Mediobanca sul settore vitivinicolo, ne va aggiunto un altro emerso nei giorni scorsi. Secondo i dati resi noti dall’Unione italiana vini le domande di nuove autorizzazioni all’impianto (le licenze che bisogna detenere insieme alla proprietà del vigneto per produrre vino) presentate a inizio 2016 in Italia hanno registrato un vero e proprio boom: le 12.528 richieste presentate ipotizzano la messa a dimora di 66.197 nuovi ettari di vigneti. Ben il 1.038% in più rispetto ai 6.376 ettari del plafond disponibile per il 2016. Insomma, un’esplosione della voglia di fare vino lungo tutto lo Stivale che spiega meglio di qualsiasi altro dato il momento d’oro del vino made in Italy.

Richieste – spiegano all’Uiv – pervenute non solo dalle regioni da cui ce lo si poteva anche attendere come Veneto e Friuli dove si sconta il forte traino di Prosecco e Pinot Grigio, ma anche da altre aree in passato spesso relegate al ruolo di serbatoi di diritti di impianto inutilizzati e acquistati dai produttori delle regioni del Nord.

Nel dettaglio in Veneto sono stati richiesti 3.800 ettari di nuove autorizzazioni su una disponibilità di 805 mentre in Friuli Venezia Giulia la richiesta è stata per 10.870 ettari su un budget di 238. Grandi richieste sono state registrate anche al Sud in regioni come Puglia (4mila ettari richiesti a fronte di 862 disponibili), in Sicilia (4.700 su 1.000 previsti), Toscana (2.700 chiesti su 576). In grande crescita anche le domande in Emilia Romagna (4.500 nuovi ettari richiesti su 514 attesi). Una novità importante in una regione che era stata tra i principali utilizzatori negli scorsi anni degli incentivi all’espianto, ma che ora sembra aver invertito la tendenza tornando a scommettere sul vigneto.

Le uniche eccezioni, dove cioè le domande sono state inferiori alle disponibilità, Piemonte (391 richiesti su 471) e Lazio (183 su 187).

Altro dato significativo – spiegano ancora all’Unione italiana vini – è quello relativo all’ettaro medio per domanda. Se la media italiana è di circa 5 ettari, in Veneto e Friuli si sfiorano i 10 ettari, 4 in Puglia, 3 in Sicilia ed Emilia Romagna.

«Questi dati vanno oltre ogni più rosea previsione – commenta il presidente dell’Unione italiana vini, Domenico Zonin – e confermano quanto noi abbiamo inutilmente ripetuto nei mesi scorsi. E cioè che il plafond di nuove autorizzazioni pari all’1% della superficie vitata nazionale (6.376 ettari) si sarebbe rivelato insufficiente. Per questo in sede di revisione dell’Ocm vino, in calendario nel 2017, ci dovremo battere per modificare questa previsione palesemente inadeguata rispetto alla domanda dei produttori. Si tratta comunque di dati estremamente positivi e che la dicono lunga sullo stato di salute del settore».

«I dati testimoniano – spiega il presidente di Federvini, Sandro Boscaini – il momento favorevole del vino italiano vissuto nonostante nell’ultimo anno si siano fortemente ridotti gli acquisti in paesi come Russia, Cina e Brasile. Di certo è evidente anche che, come più volte avevamo sottolineato a Bruxelles, la quota di nuove autorizzazioni si è dimostrata molto sottodimensionata rispetto alle esigenze italiane. Tuttavia io invito alla prudenza e a non esagerare con i trionfalismi. Vanno guardate con più attenzione le cifre regionali per capire come mai oggi c’è una domanda di nuovi vigneti nelle stesse aree nelle quali fino a poco fa si vendevano diritti o si estirpavano vigneti».

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