Al Salone del Mobile che, da oggi a domenica, torna a Milano, negli spazi della Fiera di Rho, le aziende italiane dell’arredamento si presentano – per la prima volta dopo anni – forti di un 2015 che per molte ha segnato il ritorno al segno positivo. Con un fatturato complessivo di quasi 25 miliardi, il comparto è riuscito a ritrovare la crescita anche sul mercato interno (+1% rispetto al 2014), grazie soprattutto all’effetto del bonus mobili, e a consolidare quella sui mercati esteri (+6,1%, con un valore delle esportazioni che sfiora i 12,5 miliardi).
Ma a fotografare lo stato di salute del settore, verificandone di fatto la solidità, è anche l’indagine condotta dal centro studi di FederlegnoArredo per realizzare i «Ratios», uno strumento a disposizione delle imprese e degli operatori. Dall’analisi dei bilanci di circa 3mila aziende del legno-arredo dal 2009 al 2014, emerge un quadro di sostanziale solidità per i principali comparti del settore arredo (quasi 2mila del campione complessivo). Il “Pmi score” medio attribuito dai «Ratios» a ciascun comparto (ovvero l’indice che sintetizza i fattori determinanti di redditività, solidità e solvibilità delle aziende) supera per tutti i segmenti dell’arredamento la soglia minima di sicurezza sotto la quale un’impresa potrebbe non essere in grado di resistere sul mercato.
Nel loro insieme, le aziende prese in esame hanno migliorato le loro performance (tra cui fatturato, ebitda e export) nel corso dei cinque anni più difficili della crisi, con l’eccezione di alcuni settori o alcune voci. Il giudizio sintetico finale positivo dimostra che le imprese dell’arredo sono state duramente colpite dalla crisi iniziata nel 2008, ma quelle che hanno saputo resistere si presentano oggi sul mercato più forti e competitive.
Le strategie per riuscirci sono diverse da azienda ad azienda, ovviamente. Ma in generale si nota ad esempio, dice il presidente di Federlegno Roberto Snaidero, una forte attenzione a rendere efficiente la gestione delle risorse: dal valore aggiunto generato dagli addetti alla riduzione delle scorte, dalla gestione del credito a un miglioramento dei processi produttivi. Non solo: «Dalle indagini del nostro centro studi – osserva Snaidero – risulta non solo che le imprese prevedono di investire in ricerca nel prossimo triennio, ma anche che non hanno smesso di farlo negli anni di crisi». Le imprese dell’arredo hanno dichiarato investimenti in media pari al 6% del fatturato. Inoltre, le aziende che esportano maggiormente – e che dunque hanno retto meglio la crisi – sono quelle che dedicano più risorse all’innovazione.
Quanto al fattore delle dimensioni delle aziende – da sempre indicato come un limite della manifattura italiana – i «Ratios» di Federlegno mettono in luce che dimensioni maggiori non corrispondono necessariamente a un Pmi score superiore mentre, viceversa, molte piccole aziende riescono ad avere ottimi fondamentali nonostante la stazza ridotta. «Un dato ci ha sorpreso e ci conforta – osserva Snaidero –: al Salone del Mobile di Milano oltre il 70% delle imprese italiane presenti non supera i 5 milioni di fatturato. Questo significa che per esportare e farsi conoscere sulla scena mondiale, le dimensioni del fatturato non sono l’unica condizione».
Certo, per affrontare i mercati esteri in modo organizzato, occorre avere le “spalle larghe”, un patrimonio o una liquidità tali da consentire di liberare gli investimenti necessari, vista soprattutto la difficoltà, negli ultimi anni, di accedere al credito da parte delle banche. In questo senso, i «Ratios» (che comprendono l’analisi dettagliata per tutte le aziende considerate) potrebbero rivelarsi uno strumento utile alle imprese anche per guardarsi attorno, in vista di possibili collaborazioni o alleanze, fusioni o acquisizioni. Tutte operazioni che, negli ultimi anni, sono andate aumentando anche in questo comparto tradizionalmente meno propenso di altri a movimenti societari.
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