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    Dossier | N. 4 articoliRapporto Industria del design

    Citterio: nuovo approccio tra i clienti, gli interni vengono prima dell'involucro

    Antonio Citterio
    Antonio Citterio

    «Progettare gli interni di un edificio non è meno importante dell'ideazione dell'involucro. Definire l'organizzazione dello spazio, e arredarlo, non va confuso con il decoro, con la scelta di un colore o di una tenda. E i nuovi prodotti di design spesso nascono proprio da un'esigenza progettuale concreta: si attiva un lavoro di ricerca e sviluppo tra progettisti e azienda, per poi passare alla commercializzazione di soluzioni innovative per coprire un gap del mercato». Così Antonio Citterio, uno dei big italiani del design e dell'architettura, spiega in sintesi come nascono i suoi progetti e come si instaura il rapporto con i produttori. “Antonio Citterio Patricia Viel”, 15 milioni di euro di fatturato, 80 collaboratori e due sedi, una a Milano e una di recente apertura a New York, una quarantina di nuove architetture realizzate in tutto il mondo dal 2000 a oggi, rappresenta uno dei principali studi italiani di architettura e design, che ha saputo lavorare su grande e piccola scala, progettando e realizzando grattacieli in Oriente e disegnando per importanti aziende dalle maniglie alle facciate degli edifici.

    Architetto, qual è l'identikit delle società con cui collaborate?
    Ci rivolgiamo soprattutto alle aziende dotate di strumenti necessari per gestire la complessità dei progetti. Dobbiamo riuscite a verificare tutti i disegni d'officina, controllarli fino alla scala reale prima di arrivare alla produzione. Per le lounge dell'aeroporto di Doha ad esempio abbiamo consegnato 4.500 disegni e 2.400 documenti, ma ne avevamo visti e scambiati migliaia con le aziende. Oggi tutto il team di progetto deve lavorare sullo stesso modello. Per intendersi, chi non ha programmi Bim (software per la progettazione architettonica complessa e/o integrata, ndr) non legge i nostri disegni.

    Come inizia il rapporto tra un'azienda e un progettista del suo target?
    Nella maggior parte dei casi sono io che propongo un prototipo e che lo sviluppo in base alle esigenze dei progetti di architettura ai quali sto lavorando. Il marketing non c'è.

    C'è una stretta relazione quindi tra architettura di interni e prodotti di design?
    La progettazione degli interni è fonte di ispirazione per nuovi oggetti di design: i miei prodotti nascono da particolari esigenze degli spazi. Quando disegno un albergo, stanze e aree comuni, mi capita di avere bisogno di un prodotto che non c'è o che non ho ancora disegnato.

    E tra interior e architettura?
    Anche qui il rapporto è strettissimo, soprattutto quando ci si confronta con edifici alti, architetture residenziali o alberghiere. La progettazione degli interni è fondamentale e diventa strategica. Ci capita sempre più frequentemente che i clienti pensino prima a come organizzare il layout interno e poi al volume architettonico. L'approccio è cambiato molto negli ultimi dieci anni da parte delle organizzazioni internazionali, catene alberghiere e grandi società del real estate, per le quali l'efficienza degli interni viene prima dell'involucro.

    Il ruolo della committenza è determinante per garantire un buon risultato?
    Se la committenza sa esattamente quello che vuole, tutte le parti che compongono il progetto diventano importanti. L'architettura appartiene alla città e alla comunità, ma resta fondamentale scegliere cosa succede all'interno dei volumi che, se restano luoghi non risolti, sono un fallimento. Se non si presta attenzione a tutte le scale del progetto l'edificio perde valore, anche economico. Negli ultimi vent'anni si è privilegiata la visione scenografica dell'architettura, ma per fortuna questo momento si sta consumando: bisogna tenere in considerazione chi utilizzerà gli edifici, dal punto di vista estetico e funzionale, per evitare spazi inefficienti, costosi e con ricadute dirette sulla manutenzione.

    Il made in Italy conserva il suo primato sul tema dell'arredo?
    L'italianità continua a distinguersi perché è consolidata l'idea del progetto completo e le aziende italiane sono in grado di presentarsi sul mercato con un know how che include tutti gli elementi delle finiture. La qualità della manifattura continua ad essere riconosciuta. Chiaramente ci sono altre nazioni che stanno emergendo; ad esempio la Germania è molto aggressiva nel settore contract per le cucine e anche la produzione turca si è fatta strada. Alla resa dei conti comunque riusciranno ad eccellere soltanto quelle aziende con una dimensione competitiva, con una struttura tecnica di 30-40 persone e con la capacità di lavorare con programmi complessi. All'estero gli artigiani non potranno competere.

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