Economia

Dossier Il futuro dei consumi passa per l'e-commerce

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    Dossier | N. 4 articoliRapporto Industria del design

    Il futuro dei consumi passa per l'e-commerce

    Il mercato dell'e-commerce dell'arredo-design ha raggiunto nel 2015, secondo l'Osservatorio del Politecnico di Milano, un valore di 370 milioni. Ancora poco, certo, se confrontato con il valore complessivo degli acquisti online degli italiani (16,6 miliardi di euro lo scorso anno) e anche se confrontato con il valore delle vendite di mobili in Italia attraverso i canali “tradizionali” (oltre 15 miliardi).

    Ma il segmento sta crescendo, e con una certa rapidità, anche nel nostro Paese. A dirlo non sono soltanto i dati degli analisti del settore (oltre all'Osservatorio del Politecnico, anche Netcomm e Casaleggio Associati). Sono anche gli imprenditori stessi dell'e-commerce, che proprio per questo hanno deciso di scommettere e investire nel settore. Oggi il mercato e-commerce mondiale per l'arredo vale 20 miliardi e si stima che possa raggiungere i 60 miliardi nei prossimi cinque anni. Ed è convinzione condivisa che l'integrazione tra i canali di vendita fisici e virtuali sia una scelta non più rimandabile: nel resto del mondo si sta andando in questa direzione e le aziende italiane, ancora leader nella produzione di mobili, rischiano di essere sorpassate dai competitor stranieri, meno bravi come produttori, forse, ma più capaci di cogliere le nuove esigenze dei consumatori.

    La maggior parte dei brand italiani ha ormai un proprio sito corporate, ma pochissime sono le aziende che hanno un canale di e-commerce: «Secondo una nostra stima – spiega Alberto Galimberti, cofondatore di Lovli.it – le vendite online per l'arredo-design rappresentano appena l'1% del fatturato delle imprese del comparto. È evidente che c'è una prateria da conquistare». Fondata nel 2012 a Milano, Lovli.it è una piattaforma che opera su due fronti. Da un lato si propone come negozio online multimarca, dove sono presenti i prodotti di una decina di marchi italiani (l'obiettivo è arrivare a 20 entro fine anno). Dall'altro funziona come “digital enabler” per le aziende del comparto, ovvero gestisce i canali e-commerce “monomarca” dei propri clienti. Nella convinzione che, esattamente come accade nel mondo dei negozi fisici, anche per quelli virtuali le due formule (mono e multimarca) debbano coesistere e integrarsi.

    Diversa l'attività di Dalani.it, divisione italiana del gruppo tedesco Westwing (presente in 14 Paesi, con un fatturato di 183 milioni di euro e 26 milioni di iscritti), che si presenta come uno «shopping club online», con l'obiettivo non solo di vendere prodotti di design, ma anche di proporre agli utenti del sito contenuti e temi di ispirazione, fornendo un vero e proprio servizio di consulenza. «L'Italia, con 5 milioni di iscritti, è uno dei mercati più importanti del gruppo – spiega Margot Zanni, cofondatrice e direttore stile di Dalani – e il nostro sito contribuisce all'esportazione dei prodotti di aziende italiane negli altri 13 Paesi in cui siamo presenti, come la Russia, la Germania, il Brasile e la Francia». Nel 2014 sono stati esportati circa 300mila prodotti made in Italy, di cui 100mila fuori dall'Europa. E le previsioni sono di ulteriore crescita perché, aggiunge Zanni, «il mercato dell'e-commerce continua a dare segnali positivi».

    Ne è convinto anche Lorenzo Calcagni, Country Manager Italia di Made.com, gruppo britannico che è un produttore, prima ancora che un sito di e-commerce, nato con l'obiettivo di progettare e realizzare prodotti a marchio proprio (in tutto il mondo, Italia compresa) e venderli esclusivamente sul proprio sito. «L'Italia è ancora un mercato piccolo se paragonato al Regno Unito, alla Francia o alla Germania – spiega Calcagni – ed è certamente sottodimensionato rispetto alla popolazione e all'interesse per il design. Ma le cose stanno cambiando molto rapidamente ed è uno dei Paesi che secondo noi potrà crescere di più nei prossimi anni».

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