Economia

Dall’accordo sul Ttip benefici per l’export

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INTERVENTO

Dall’accordo sul Ttip benefici per l’export

Congratulazioni per il 50esimo anniversario di Vinitaly! Noi americani apprezziamola complessità e la varietà dei vini italiani. Anche noi siamo amanti del vino e quelli italiani sono tra i nostri preferiti. Gli americani bevono vino italiano ogni anno di più, con un aumento delle esportazioni dall’Italia che ha superato 1,7 miliardi di dollari nel 2015. Vinitaly è un’occasione per riflettere sulla qualità e sulla forza del nostro interscambio e sulle prospettive che derivano da un rafforzamento dei rapporti commerciali attraverso il Ttip, la Partnership transatlantica per il commercio e gli investimenti. Perché la buona notizia per l'Italia è che con la sigla dell'accordo - che si pone come obiettivo di eliminare le tariffe, snellire I tempi per I controlli doganali e ridurre duplicazioni e lungaggini -, le esportazioni di eccellenze come il vino continueranno a crescere.

Vogliamo poter apprezzare l'intera gamma di prodotti italiani di qualità e condividere con voi i nostri, diversi ma altrettanto di qualità. I rapporti commerciali Italia-Stati Uniti nel settore agricolo sono complementari. Nel 2015, gli Stati Uniti hanno esportato in Italia materie prime per un valore di 1,4 miliardi di dollari che sono state trasformate e riesportate negli USA, per un valore di 4,2 miliardi di dollari. Il Ttip contribuirà a far crescere le nostre economie e ad ampliare le opportunità sulle due sponde dell'Atlantico, così come nei mercati terzi.

L’esperienza statunitense insegna che le imprese che esportano crescono più velocemente e garantiscono lavori meglio retribuiti rispetto a quelle che non lo fanno. Il Ttip può estendere tali benefici, riducendo i rischi, rendendo più efficaci le procedure doganali e più semplici le spedizioni e la relativa documentazione e agevolerebbe le transazioni online, così da consentire agli imprenditori di accedere più facilmente ai nuovi mercati.

In Italia, le piccole e medie imprese sono il cuore pulsante dell'economia. I negoziatori Ttip lavorano ad un capitolo dedicato proprio alle piccole imprese che aiuterà gli operatori europei ed americani a trarre benefici dall'accordo e ad espandere le opportunità di export. Stiamo infatti elaborando procedure commerciali per le PMI affinché possano effettuare spedizioni di minor valore negli Stati Uniti senza l'applicazione di tariffe o documentazione relativa alla classificazione doganale delle merci.

Nonostante i tanti benefici concreti che il Ttip produrrebbe, i negoziatori rischiano di finire in stallo su questioni quali le indicazioni geografiche e, più nello specifico per l'Italia, il tema dei prodotti “Italian sounding”, venduti negli Stati Uniti. Il sistema americano di registrazione dei marchi (trademark) assicura forti tutele per gli indicatori geografici europei e per i brand registrati. Basti pensare che esistono 18 marchi di certificazione registrati per il solo Parmigiano Reggiano. L'Agenzia statunitense delle dogane, la U.S Customs and Border Protection (CBP), dà la possibilità ai detentori di marchi di registrare i propri prodotti sul sito Internet. Da maggio 2014, ne sono stati registrati oltre 32 mila.

Gli Stati Uniti monitorano attivamente eventuali violazioni del sistema di registrazione dei marchi. Secondo dati recenti forniti dalla CBP, ci sono stati 23.140 sequestri di beni soggetti a proprietà intellettuale, per un valore di 1.2 miliardi di dollari. Sebbene l'Associazione italiana consorzi indicazioni geografiche (AICIG) stimi che le esportazioni di prodotti italiani Dop e Igp negli Stati Uniti crescono ad un tasso del 15-18 per cento ogni anno, le indicazioni geografiche rappresentano una minima percentuale del mercato. Secondo uno studio della Commissione europea, l'85 per cento delle esportazioni di prodotti agroalimentari Ue non è costituito da indicazioni geografiche, le cui aziende rappresentano soltanto lo 0,2 per cento dell'occupazione e lo 0,1 per cento del Pil europeo.. Le aziende trademark-intensive rappresentano un quinto dell'occupazione totale, oltre 63 milioni di posti di lavoro, e un terzo del Pil dell'Unione europea.
I beni non di indicazione geografica hanno un peso decisamente maggiore nei nostri scambi bilaterali, come per esempio le esportazioni dall'Italia di formaggi generici quali pecorino, provolone e ricotta. Le forti protezioni garantite dal nostro sistema di marchi rendono gli Stati Uniti un mercato eccezionale ed altamente redditizio per l'Italia e l'Unione europea, siano essi produttori di beni di indicazione geografica, produttori di beni generici o detentori di marchi.

Mi preme altresì affrontare il tema dell'“Italian sounding”, in quanto le cifre spesso citate relative ai mancati introiti a discapito di prodotti non Made in Italy risultano essere pari al valore complessivo delle vendite di tutti questi tipi di prodotti negli Stati Uniti! Il mercato statunitense offre una moltitudine di fornitori tra cui anche un crescente numero di esportatori italiani e di altri paesi, compresi anche alcuni dei 17 milioni di italo-americani che condividono una tradizione gastronomica con l'Italia. Il vostro Paese produce cibo meraviglioso e noi siamo altrettanto orgogliosi della qualità e della diversità dei prodotti americani. Non serve che il Ttip contempli nuove regole per tutelare prodotti considerati generici negli Stati Uniti quali pecorino, provolone e ricotta, così come tali regole non sono necessarie per aumentare il volume degli affari. I prodotti italiani vanno molto bene sul mercato statunitense e le esportazioni agroalimentari hanno raggiunto un nuovo record nel 2015. La campagna promossa dall'Agenzia per la promozione all'estero e l'internazionalizzazione delle imprese italiane (Ice) rappresenta un modo più che costruttivo per affrontare la questione, informando i consumatori americani sulla qualità dei prodotti Made in Italy.

È importante soffermarsi sul fatto che l'Italia e gli Stati Uniti sono partner commerciali con economie all'avanguardia e standard elevati. Nel 2015, l'Italia ha esportato verso gli Stati Uniti oltre 44 miliardi di dollari in beni e servizi, importandone 16 miliardi di dollari. Basta fare due rapidi conti per capire che è un buon affare per l'Italia. Abbiamo comuni aspirazioni su questioni che spaziano dai diritti umani e la democrazia allo sviluppo, la salute, la non proliferazione e molto altro. Un accordo commerciale completo ci consentirà di rafforzare principi condivisi – quali per esempio i diritti del lavoro, la tutela ambientale e lo stato di diritto -, e attraverso tutto questo, dare slancio alle rispettive economie. Il Ttip è un investimento su un futuro condiviso. Abbiamo l'opportunità concreta di concludere quest'anno un accordo che non solo farà progredire i valori da noi tutti condivisi ma migliorerà anche le scelte dei consumatori.
Chiuderei con un augurio speciale a Vinitaly perché, come si dice, chi beve vino campa cent’anni!

(*Ambasciatore degli Stati Uniti)

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