Konstantin Grcic, nato a Monaco 51 anni fa, non ama essere definito un «minimalista». Se c'è una chiave per leggere il suo design, preferisce cercarla nella semplicità: geometrie immediate e materiali essenziali, come legno, acciaio e cuoio.
Semplicità che torna anche in Mingx, collezione di sedute, sgabelli e tavoli per Driade.
In realtà il modello è basato su un vecchio progetto, risalente agli anni '90 ma rilanciato in questo lavoro: un profilo tubolare, pensato per abbinarsi a quello della libreria ZigZag. Il principio voleva essere l'utilizzo di materiali semplici e forme semplici. Il problema è che quando usi profili tubolari ti sembra che tutto sia già stato fatto, devi fare uno sforzo in più per individuare una linea che non sia banale o inflazionata. Nel dettaglio il progetto per Driade è stato ispirato dalla forma dell'antica sedia cinese, anche se il modello originario era in legno: Mingx è un'allusione ai Ming, la dinastia di imperatori che ha dominato e influenzato la Cina per secoli.
Il prodotto è realizzato con tubolari metallici. Nel Salone di quest'anno si sta parlando molto di sostenibilità, recupero dei materiali.
Se fai qualcosa fatto bene, il prodotto avrà un ciclo di vita più lungo e questo lo rende molto più ecologico di qualsiasi altro articolo. Il vero prodotto ecologico è quello che dura a lungo perché riduce la possibilità di essere accantonato in tempo breve. Poniamo il caso che si usi il legno: c'è bisogno di una grande creatività, perché è talmente perfetto sotto il profilo economico o ecologico che si fa fatica a disegnare qualcosa di veramente nuovo.
Qual è la percezione che i designer internazionali hanno del Salone del Mobile?
È chiaro che in questo momento Milano è il posto dove tutti vogliono venire, perché siamo nel vivo di uno degli eventi più importanti per il settore. E poi Milano ha una sua storia per precisa nel design e resta una città molto accogliente per i professionisti internazionali, come notiamo dall'interesse che le aziende italiane mostrano nei confronti dei designer. Certo: fare design oggi, qui, ricorda solo da lontano quello che poteva essere la stessa città negli anni d'oro del secolo scorso. Ho colleghi che mi raccontano delle difficoltà di avviare un'attività in Italia. Resta il fatto che si parla di uno città che ti apre le sue porte e dove c'è un vero interesse per la qualità dei prodotti.
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