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Dossier Philippe Starck: i divani devono essere più comodi che belli

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Dossier | N. 35 articoliSalone del Mobile 2016

Philippe Starck: i divani devono essere più comodi che belli

Per Driade, presenta due concept diversi come il divano Wow e la sedia Lou Eat. Iniziamo dal primo.
Il primo è un oggetto molto semplice: un sofà. Non vuole essere divertente e neppure creativo ma elegante, discreto e molto comodo. È un sistema componibile da due o tre posti, con uno schienale che ti dà l'impressione di “abbracciarti” grazie a gomme poliuretaniche e piume d'oca. Si possono poi aggiungere dei tavolini d'appoggio realizzati con acciaio e superficie di marmo o in vetro illuminato. L'ho chiamato Wow in memoria di un episodio. Una volta mi fecero vedere il modello di un divano, che mi sembrava orribile. Eppure chi lo voleva commissionare mi fece notare: sarà anche orribile, ma quando ti siedi pensi “wow”! Da allora il mio obiettivo è stato di provare tutti i divani sul mercato, per verificare quello che avevo appreso: molti erano tanto belli quanto scomodi. Quello che vorrei fare io è re-insegnare che un oggetto dove ci si siede o sdraia deve essere prima di tutto molto confortevole. Il resto viene dopo. Ed è lo stesso principio che mi ha portato alla realizzazione di Cinema Scope, la poltrona che fa da complemento a Wow: deve essere un oggetto che sta bene in casa, va bene, ma dico con chiarezza la sua qualità è di essere straordinariamente comoda.

E poi c'è Lou Eat, che si accompagna a Lou Think e Lou Read nella collezione Lou Family: una sedia rivestita in pelle, pensata soprattutto per le sale da pranzo.
È una mia scultura, che si posiziona bene nell'appartamento ma resta comunque comoda. Ricordiamo che l'intera collezione è un omaggio a Enrico Astori e al suo grande appetito per le nuove forme, le sperimentazioni, la creatività.

Un bilancio sul design italiano? E quali sono i trend che vede più in crescita?
Ogni anno si dice che il nuovo design si sposterà altrove, dalla Cina all'India. E ogni anno siamo qui a ribadire che il grande design è ancora italiano, come certifica anche questo evento. Quanto ai trend: è inutile prevederli e provare a individuare “un” filone. Quel modello poteva funzionare 15-20 anni fa. Ora c'è un trend ad artista: c'è il trend ecologico, il trend innovativo, il trend tecnologico

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