Economia

Resta aperto il fronte del «made in»

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Industria

Resta aperto il fronte del «made in»

  • –Annamaria Capparelli

Con lo stop ai semafori un punto in favore dell’Italia, ma i riflettori ora si spostano su un’altra questione strategica per il made in Italy agroalimentare: un’etichetta più trasparente. Sull’indicazione dell’origine dei prodotti alimentari è impegnato in prima linea il ministro delle Politiche agricole, Maurizio Martina. «Per noi – ha detto – valorizzare l’origine è un tratto distintivo e l’etichettatura è il mezzo che consente al consumatore di scegliere in modo consapevole». Ma ha anche chiarito che la regola deve essere europea. L’Italia, infatti, sulle norme proposte negli ultimi dieci anni a livello nazionale, ha sempre incassato la bocciatura di Bruxelles. Il vento però sta cambiando. Lo sottolinea la Coldiretti che sull’origine in etichetta ha impostato la strategia associativa degli ultimi anni. Ora, secondo il presidente dell’organizzazione, Roberto Moncalvo, ci sono le condizioni per modificare la norma comunitaria sotto la spinta di Italia e Francia. Parigi infatti ha già ottenuto il prima via libera dalla Commissione Ue, in base al regolamento 1169 entrato in vigore nel 2014, per l’etichettatura di origine per i derivati del latte e della carne. Questo regolamento, ricorda Moncalvo, consente ai singoli Stati di introdurre norme nazionali in materia di etichettatura obbligatoria di origine geografica degli alimenti qualora i cittadini esprimano in una consultazione parere favorevole.

E dalla consultazione on line,realizzata lo scorso anno dal Mipaaf, è emerso con chiarezza l’orientamento dei consumatori italiani. Oltre il 96% - spiega il ministero - vuole un’etichetta in cui sia scritta in modo chiaro e leggibile l’origine dell’alimento, l’84% chiede di conoscere il luogo in cui è avvenuto il processo di trasformazione. Per 8 italiani su 10 è decisivo per l’acquisto che il prodotto sia realizzato con materie prime nazionali. «Gli italiani – aggiunge il Mipaaf – vogliono conoscere sempre l’origine delle materie prime in particolare su alcuni prodotti come le carni fresche e il latte fresco (95%), i prodotti lattiero-caseari (90%), la frutta e verdura fresca (88%), le carni trasformate e in scatola (87%) o il riso (81%)». Forte di questi risultati e dell’appoggio della Francia, che dopo anni di opposizione sembra essersi schierata sulla linea italiana, Martina è pronto al pressing su Bruxelles.

La condivisione europea su questi temi è fondamentale per Federalimentare che invita a procedere nelle prossime battaglie su questa linea: « Non dobbiamo mollare – ha dichiarato il presidente, Luigi Scordamaglia – e introdurre con norme nazionali quelle che pensiamo di non riuscire a ottenere in Europa. Chiediamo cose giuste e di buon senso e la Commissione non può dirci no o deresponsabilizzarsi lasciando la palla agli Stati membri, come purtroppo fa sempre più spesso».

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