Abbiamo voluto far vedere che non scherziamo: abbiamo portato la storia di Venini davanti agli occhi di tutte le persone che in questi giorni sono a Milano per il Salone del mobile grazie a una mostra allestita da Rocca 1794 in Piazza Duomo che ci hanno già chiesto di portare in un museo all'estero». Guido Damiani, presidente del gruppo Damiani, presenta il primo progetto realizzato dopo l'acquisizione della quota di maggioranza (circa il 60% delle azioni) di Venini Holding, lo scorso gennaio.
La mostra, che comprende alcuni pezzi chiave della produzione della vetreria veneziana frutto della creatività di designer del calibro di Gae Aulenti, Gio Ponti e Tadao Ando, rimarrà in allestimento fino al 24 aprile e si inserisce nel percorso di rilancio internazionale di Venini che Damiani sta guidando. Il successo della storica azienda con sede (e fornace) a Murano (Ve) passa anche per il racconto di questa storia tutta italiana.
Uno dei cardini del rilancio di Venini, di cui è stato appena nominato il nuovo Cda con Giuseppe Viola nel ruolo di amministratore delegato, è lo sviluppo di una rete di punti vendita. Il primo sarà a Milano, in via Montenapoleone. Per Venini non si tratta di un debutto ma di un ritorno: nel 2015 il marchio - che conta altri due negozi: a Venezia e a Murano - aveva chiuso proprio punto vendita nella via del lusso milanese (oggi occupato dalla Pasticceria Marchesi) e si era spostato in via Bigli.
I Damiani l'hanno voluto riportare al centro dell'attenzione: «È un marchio italiano di altissimo livello, con un prodotto eccellente. Si merita visibilità. Il negozio aprirà a giugno e sarà il primo step nella costruzione di un network retail». Le novità sul piano della distribuzione non finiscono qui: «Venderemo i prodotti del marchio nelle gioiellerie Rocca (sempre di proprietà di Damiani, ndr) creando dei veri shop in shop a insegna Venini».
La vetreria veneziana, fondata da Paolo Venini e dall'antiquario veneziano Giacomo Cappellin nel 1921, ha alle spalle un periodo turbolento: rilevata dalle famiglie Chimento e Tabacchi nel 2001, dopo un passaggio sotto le insegne di Royal Scandinavia, è passata dai 16 milioni di ricavi 2007 ai 9 milioni circa del 2014. Nel 2015 è stato avviato un piano di ristrutturazione che ha portato l'azienda a toccare i 10 milioni di fatturato, per quasi il 60% realizzati oltre confine.
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