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Faber riparte con il 21% di ricavi in più e nuove cappe eco-smart

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ELETTRODOMESTICO

Faber riparte con il 21% di ricavi in più e nuove cappe eco-smart

Un anno spartiacque, il 2015, per il marchio Faber e per tutto il distretto delle cappe di Fabriano che segna l’uscita dalla crisi dopo anni di drastiche ristrutturazioni aziendali e l’inizio della risalita per chi, dopo aver resistito, sta ora investendo in tecnologia e internazionalizzazione. I dati del Monitor dei distretti di Intesa Sanpaolo diffusi oggi sembrano confermare la svolta: un +2,8% di export nel quarto trimestre 2015 che non basta a riportare in positivo le vendite del polo anconetano dell’elettrodomestico su base annua (-0,7%), ma è un numero che traduce la fiducia tornata a circolare tra gli operatori, dopo i pesanti segni meno inanellati nei primi tre trimestri.

«Stiamo raccogliendo i frutti del grande lavoro di ristrutturazione fatto negli ultimi tre anni in risposta al cambio epocale del mercato. Abbiamo concentrato nello stabilimento di Sassoferrato i due siti produttivi preesistenti nel distretto, minimizzando gli effetti occupazionali (oggi abbiamo 600 dipendenti), mentre parallelamente abbiamo investito 12 milioni per una nuova fabbrica in Messico che serve il mercato nord e sud-americano», spiega Riccardo Remedi, managing director di Faber, l’azienda capostipite del distretto del bianco (fu fondata nel 1955 dal pioniere Abramo Galassi), entrata nel 2005 nell’orbita del gruppo svizzero Franke, secondo player mondiale delle cappe. I risultati del 2015 confermano la bontà delle scelte, perché la produzione di Faber è aumentata del 15% in volume lo scorso anno in Italia e del 20% in valore, con un fatturato complessivo di 270 milioni e una crescita media su base annua del 21 per cento. «Siamo un esempio di multinazionale che ha portato stabilità e valore aggiunto al territorio – sottolinea Remedi – valorizzando il know-how e facendo di Fabriano il centro di competenza mondiale del business della cappa per tutto il gruppo, con un centro R&S dove lavorano 60 ricercatori e il 5% del fatturato dedicato ogni anno all’innovazione», sottolinea Remedi.

Il Salone del mobile di Milano(Eurocucina 2016) è l’occasione oggi per Faber per raccontare la svolta. Con due nuove tecnologie da proporre al mercato e una nuova brand identity legata al pay-off “air matters”, ovvero un marchio che ha la qualità dell’aria come driver strategico. «Investiamo in soluzioni che rendano la vita del consumatore più semplice e confortevole e siano belle da vedere, in linea con la filosofia dei nostri 60 anni di storia: design deve fare rima con funzionalità ed estetica con prestazioni», commenta il manager presentando Nautilus (una nuova cappa di ridotto spessore con il più basso consumo energetico della categoria, classe A) e Steam-off-system, una tecnologia che elimina la condensa di cottura e che preserva quindi la durata del mobile su cui è installata.

Faber è anche partner industriale di Allseen Alliance, un consorzio di aziende che operano nel settore dell’elettrodomestico e dell’elettronica di consumo, concentrato nella definizione di un protocollo per l’interazione di diversi dispositivi elettronici. «La nuova frontiera della domotica porta infatti la cappa a dialogare con il piano cottura, il forno, l'impianto di condizionamento. Per questo stiamo sviluppando anche una piccola gamma di piani cottura a induzione a nostro marchio che comandano l'accensione della cappa», anticipa Remedi. Ottimista sulle prospettive. «Il primo trimestre di quest’anno si è chiuso con una crescita vicina alla doppia cifra, sia per i prodotti a marchio sia per il conto terzi (l’Oem vale una metà dei ricavi, ndr), trainato da Nord America ed Europa. Siamo ancora piuttosto assenti da Asia e Cina, mercati in cui bisogna esserci per vendere e che stiamo esplorando», conclude il manager. Lasciando intendere che è questione di mesi il concretizzarsi di qualche opportunità in Far East dopo il grosso investimento del 2014 a San Louis Potosi per produrre e vendere cappe nel “Lontano Ovest”.

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