Economia

«La promozione non sarà più dispersa in mille rivoli»

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INTERVISTA

«La promozione non sarà più dispersa in mille rivoli»

New economy e investimenti old style. Vendite internazionali on line e realizzazione di nuovi vigneti rappresentano l'inedito binomio destinato a segnare il futuro del vino italiano. Ne è convinto il ministro per le Politiche agricole, Maurizio Martina, reduce dalla 50ª edizione del Vinitaly di Verona. «Siamo molto soddisfatti – dice il ministro Martina –. Vinitaly ha confermato che il vino italiano è forte e vuole crescere ancora. Incontrando i produttori si sente fiducia, voglia di investire e innovare. Le presenze del presidente Mattarella e del premier Renzi hanno ribadito la centralità di Vinitaly come piattaforma strategica e il lavoro che abbiamo fatto come ministero penso sia stato apprezzato davvero da tutti.

World wine web è stato lo slogan delle iniziative del ministero centrate sulla presenza del vino on line, come è andata?
La risposta delle aziende è stata fortissima. Tutti i workshop che abbiamo organizzato sono andati esauriti. È stato un momento operativo e di formazione con i più importanti soggetti della rete. Da Facebook a Google, da Twitter ad Amazon e eBay. Vogliamo aiutare il nostro vino a essere sempre più presente, anche sul web.

E poi c'è stato il dibattito tra il premier Renzi e il fondatore di Alibaba, Jack Ma.
Siamo felici che Ma abbia accettato il nostro invito e il suo intervento ci ha detto molto del potenziale del Made in Italy nella sfida digitale. Ha detto inoltre che vuole essere il nostro primo ambasciatore e noi lo prendiamo sul serio. Nel giorno che Alibaba dedicherà al vino, il 9/9 (il numero nove in cinese significa vino ndr), l'Italia sarà protagonista. Vogliamo abbinare alla tutela dei nostri prodotti contro i falsi, anche un lavoro di promozione sul mercato online della Cina.

Il premier Renzi ha parlato della necessità di centralizzare le iniziative promozionali. Si profila una soluzione sull'intricato rapporto Stato-Regioni?
La promozione è fondamentale e va fatta in modo coordinato e senza disperdere le risorse in mille rivoli. Serve un salto di qualità rispetto al passato.

Dal tavolo con i ministri agricoli dei principali paesi viticoli Ue cosa è emerso?
All'incontro era rappresentato l'80% della produzione europea. Si è discusso di riforma della Ocm, di vera semplificazione, del nuovo regime delle autorizzazioni. Tutte scelte che saranno l'architrave per garantire la competitività e la crescita del vino europeo.

Si è discusso delle iniziative Ue che rischiano di cancellare importanti specificità del vino italiano dalla liberalizzazione dei nomi in etichetta alla cancellazione dei benefici doganali per i piccoli produttori?
Siamo contrari a passi indietro sul fronte della qualità. Quindi i nomi dei vitigni italiani non si toccano. Sulla semplificazione siamo più che disponibili, ma non deve nascondere trappole. Soprattutto i piccoli produttori vanno tutelati dal carico burocratico eccessivo.

Il boom di richieste di nuove autorizzazioni per l'impianto dei vigneti, con domande 10 volte superiori alle disponibilità, è un segnale positivo?
È un segnale di fiducia e di voglia di investire. Siamo davanti a un nuovo sistema che va messo alla prova. Ne abbiamo discusso anche al forum ieri. Dobbiamo studiare meccanismi flessibili guardando sempre all'equilibrio tra domanda e offerta.

Nei giorni scorsi c'è stato un primo stop al meccanismo dei “semafori” sulle etichette alimentari. È un passo avanti nella battaglia dell'Italia per un'etichetta più trasparente?
Il no al sistema “Traffic lights” è un successo diplomatico dell'Italia. Siamo sempre stati contrari a un'etichetta che dia informazioni approssimative ai consumatori. Basti pensare che mentre penalizza i nostri grandi prodotti Dop, dà il disco verde a bibite gassate con dolcificante. Ora andiamo avanti con determinazione sull'origine. Serve la legge europea, la Commissione deve battere un colpo. Lo chiedono tutti i cittadini e non solo italiani. Informarli è un dovere.

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