Economia

Dossier Arredo, testa a testa Italia-Germania

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Dossier | N. 35 articoliSalone del Mobile 2016

Arredo, testa a testa Italia-Germania

Milano - Che l’industria italiana del mobile sia caratterizzata da una miriade di imprese piccole e piccolissime – e che questo fattore sia insieme la sua forza e il suo limite – non è una novità. Fa però una certa impressione, numeri alla mano, il confronto con il principale competitor dei mobili made in Italy, ovvero la Germania, dove circa 500 aziende del comparto, con 83.700 dipendenti, hanno generato nel 2015 un fatturato di 17,4 miliardi di euro (cifre fornite da Hdh, l’associazione nazionale tedesca delle imprese del settore).

Quanto vale il competitor tedesco

In Italia invece, secondo gli ultimi dati diffusi dall’associazione delle imprese italiane, FederlegnoArredo, nel 2015 erano attive oltre 30mila aziende del settore, con oltre 180mila dipendenti e un fatturato alla produzione di quasi 25 miliardi di euro. La sproporzione salta agli occhi: un made in Italy composto da una galassia frammentata di piccole realtà con un fatturato medio annuo attorno ai due milioni di euro; e un made in Germany con poche grandi aziende i cui ricavi raggiungono in media i 35 milioni l’anno.

Una sproporzione che si riflette anche nella fascia top del settore, secondo il Design Market Monitor sviluppato da Bain&Company insieme a Fondazione Altagamma: qui la dimensione media delle aziende italiane si attesta attorno ai 45 milioni di euro di fatturato (nel 2014), contro una media mondiale di 80 milioni, che salgono a 160 milioni per i gruppi tedeschi e a 190 per quelli statunitensi. Eppure, anche (e di più) sull’alto di gamma si conferma la forza dei prodotti made in Italy, che detengono il 30% del mercato mondiale dell’arredo di lusso, contro il 20% dei tedeschi e degli americani.

Sebbene differenti, i sistemi industriali di Germania e Italia giocano da sempre un testa a testa nel campo dell’arredo-design, soprattutto sui mercati internazionali: entrambi competono sulla fascia medio alta e alta, anche se tradizionalmente i tedeschi sono più forti nell’export di cucine e mobili per l’ufficio, mentre gli italiani in quello di mobili per il living e imbottiti. Dal 2003 (da quando cioè il nostro Paese ha ceduto il primato alla Cina), Italia e Germania si contendono il secondo posto sul podio dei principali esportatori mondiali di arredamento (anni luce dalla Cina, che ricava all’estero quattro volte e mezzo il valore esportato dai due Paesi europei) e il terzo nella classifica dei maggiori produttori, con una quota della produzione mondiale di circa il 6%, dietro agli Stati Uniti e alla Cina (anche in questo caso lontanissima, per valori e volumi).

L’Italia vanta un primato importante: è il secondo Paese al mondo (sempre dopo la Cina) per saldo commerciale netto del settore, positivo per circa 9 miliardi di euro, mentre la Germania importa più prodotti di arredo (11,9 miliardi di euro nel 2015) di quanti ne esporti (10,1 miliardi).

Guardando tuttavia alla produzione, il settore in Germania ha dimostrato una maggiore capacità di tenuta e recupero dopo lo scoppio della crisi nel 2007: il fatturato dell’industria italiana dell’arredo è crollato del 30% in sette anni (dati Fla), con un andamento negativo quasi costante fino al recupero del 2015 (+3,6%), che non ha certo consentito di ritornare ai livelli pre-crisi. Cosa che invece ha saputo fare il mobile tedesco, che ha avuto un andamento più dinamico in questi anni e nel 2015 è tornato al picco raggiunto nel 2008.

Merito soprattutto di un sistema-Paese che gli stessi imprenditori italiani indicano come modello per lo sviluppo della manifattura, soprattutto sui mercati esteri. «L’internazionalizzazione delle nostre aziende è frutto di tanti anni di partecipazione alle fiere all’estero, con il supporto dell’associazione e delle istituzioni – come spiega Alexander Oswald, responsabile per i mercati esteri di Hdh –. Ma è anche favorito dalle dimensioni delle aziende, maggiori rispetto a quelle italiane, e da una gestione di carattere manageriale».

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