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Made in Udine la macchina che vuole dissetare il pianeta

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Made in Udine la macchina che vuole dissetare il pianeta

Acqua pulita, elettricità e connessione a internet: tutto in un progetto che, dopo avere superato diversi passaggi - e ottenuto riconoscimenti internazionali - ora si appresta al lancio sul mercato. Si chiama Watly, e nasce a Udine, la macchina che disseterà il pianeta. Il primo prototipo è stato presentato a giugno 2013.

Watly, già coperto da brevetto, nasce dall’intuizione di Marco Attisani che con il suo team internazionale - metà friulano, metà catalano - ha sviluppato negli ultimi 3 anni la tecnologia e i prototipi che gli hanno permesso di testarlo anche “on site”, in Ghana, nel villaggio di Abenta, dove il modello 2.0 ha portato acqua pulita agli abitanti. La startup ha ricevuto nel 2015 l’European Pioneers, l’Horizon2020 e il Premio Corporate Gaetano Marzotto, ed entrarà a breve nel programma di accelerazione di ESA (European Space Agency).

In questi mesi il team è a lavoro a Udine per costruire il primo Watly 3.0: per raccogliere la cifra necessaria è stata lanciata una campagna di crowdfunding sulla piattaforma Indiegogo, mirata a sostenere la realizzazione di una seconda macchina, Sarà installata in un Paese che presenti le caratteristiche necessarie, dalla stabilità politica a una sufficiente irradiazione solare. Watly usa infatti il sole per purificare l’acqua da ogni contaminazione, che si tratti di batteri, solventi, idrocarburi, lo stesso sale. L’acqua entra nel sistema automaticamente grazie a pompe solari, e poi viene stoccata in contenitori provvisti di lampade UV. L’apparecchio produce l’energia di cui ha bisogno per funzionare, e non deve essere collegato ad alcuna rete elettrica: 80 pannelli fotovoltaici possono generare fino a 150 kWh al giorno, che vengono immagazzinati in batterie. In un giorno mediamente illuminato, potrebbe ricaricare 20mila cellulari.

Non solo: Watly è uno strumento di comunicazione che può assicurare la connessione internet e inviare immagini, testi, file audio. Può perfino essere collegata a una stampante 3D. Nelle immagini del progetto si vedono dei grandi moduli, fatti a tubo, più grandi di un’automobile: tutta la costruzione è affidata ad aziende friulane, dove si trovano le competenze necessarie.

La campagna di crowdfunding punta a raccogliere almeno 75mila dollari: garantiranno acqua pulita a 750 persone per 15 anni. L’obiettivo però è più ambizioso: «Vorremmo installare almeno due macchine: l’ideale sarebbe poter creare un ponte fra il Paese africano prescelto e una città italiana: la macchina ha display grandi nove metri, è come un gigantesco cellulare, i bambini potrebbero vedersi e parlarsi a distanza di migliaia di chilometri» spiega Marco Attisani, ideatore ed executive officer. Il tutto è stato progettato per una totale autonomia, richiede una manutenzione minima e può essere utilizzato senza necessità di particolari abilità.

In 15 anni di attività può abbattere le emissioni di Co2 di 2mila tonnellate, l’equivalente di 5mila barili di petrolio. Per garantire una equa distribuzione dell’acqua, si sta pensando di produrre taniche da 5 litri per uso personale; i primi acquirenti potrebbero essere nel settore pubblico: scuole, istituzioni, ospedali, organizzazioni non governative. In futuro potrebbe essere costruiti impianti per comunità più piccole o per famiglie. La scarsità di acqua sta diventando un problema sempre più presente anche in luoghi quali Australia e California. Il modello di business è etico: «Crediamo fortemente nella possibilità di rendere il mondo migliore, dove non ci siano persone - e oggi sono un miliardo - che non hanno accesso ad acqua pulita, o peggio ancora uomini, donne e bambini che muoiono a causa della contaminazione da idrocarburi o da batteri», conclude Attisani.

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