
Mini San Marzano in vendita a Londra, record di aumento delle importazioni di olio di oliva dalla Tunisia e di pomodoro dalla Cina. Su due pizze su tre servite in Italia c’è mozzarella della Lituania. E ancora broccoli cinesi con il 92% di irregolarità per residui chimici. Solo alcune delle numerose denunce contenute nel Rapporto 2015 presentato a Napoli da Coldiretti. Una tappa a cui hanno preso parte migliaia di agricoltori provenienti da tutta Italia e sopratutto dal Sud.
Coldiretti ha così voluto denunciare una politica agricola comunitaria che da una parte impone regole severe, dall’altra lascia maglie larghe alla importazione di prodotti contraffatti e nocivi alla salute. «Le nostre imprese vanno liberate dalla concorrenza sleale delle produzioni straniere, realizzate in condizioni di dumping sociale e ambientale con rischi concreti per la sicurezza alimentare dei cittadini. Bisogna rendere pubblici i flussi commerciali delle materie prime provenienti dall’estero per far conoscere anche ai consumatori i nomi delle aziende che usano ingredienti stranieri. Credo che non ci sia più un minuto da perdere», ha detto con forza il presidente della Coldiretti, Roberto Moncalvo.
I broccoli provenienti dalla Cina sono il prodotto alimentare meno sicuro, con la quasi totalità (92%) dei campioni risultati irregolari per la presenza di residui chimici. Ma a preoccupare è anche il prezzemolo del Vietnam (78% di irregolarità) e il basilico che proviene dall’India (fuori norma in 6 casi su 10). Nel Rapporto , che parte dalle analisi condotte dall’Agenzia europea per la sicurezza alimentare (Efsa), conquista la vetta della classifica la Cina: e non è un caso, poiché il gigante asiatico – ricorda la Coldiretti – anche l’anno scorso aveva conquistato il primato nel numero di notifiche da parte dell’Unione Europea, per prodotti alimentari irregolari perchè contaminati dalla presenza di micotossine, additivi e coloranti al di fuori dalle norme di legge.
Non è tutto. Per Coldiretti «quasi due pizze su tre servite in Italia sono ottenute da un mix di ingredienti provenienti da migliaia di chilometri di distanza senza alcuna indicazione per i consumatori». Cosicchè nel 2015 – emerge dal dossier – sono aumentate del 379% le importazioni di concentrato di pomodoro dalla Cina che hanno raggiunto circa 67 milioni di chili nel 2015, pari a circa il 10% della produzione nazionale in pomodoro fresco equivalente. E sono cresciute del 279% le importazioni di olio di oliva dalla Tunisia mentre c’è stato un incremento del 17% dei prodotti caseari destinati alla trasformazione industriale e, tra questi, soprattutto le cagliate provenienti dalla Lituania e destinate a produrre mozzarelle senza alcuna indicazione sulla reale origine in etichetta. A gennaio 2016 cresce anche l’import di grano tenero straniero di mille tonnellate.
«In un momento difficile per l’economia italiana bisogna investire sulla trasparenza e introdurre senza esitazione in Italia l’obbligo di indicare in etichetta l’origine degli alimenti come ha chiesto il 96,5% degli italiani sulla base della consultazione pubblica on line sull’etichettatura dei prodotti agroalimentari condotta dal ministero delle Politiche Agricole», conclude il presidente della Coldiretti Moncalvo.
Alla manifestazione hanno preso parte anche il sindaco di Napoli e il presidente della Regione Campania, Vincenzo De Luca. «Siamo vicini al mondo dell’agricoltura – ha detto De Magistris – siamo il comune che ha costituito per la gestione dell’acqua una società pubblica». E De Luca ha annunciato: «Siamo impegnati in un lavoro straordinario di rilancio delle nostre produzioni agroalimentari, a partire da Expo, abbiamo ribaltato l’immagine della Campania e dei suoi prodotti, reagendo a una campagna anche di diffamazione che aveva un chiaro intento di guerra commerciale». «Oggi – ha insistito il presidente – la Campania è una regione più monitorata e controllata». De Luca ha annunciato a giorni la firma con il governo di un Patto per la Campania che dovrebbe destinare alla regione 1,2 miliardi . Intanto, si attende lo sblocco di 70 milioni necessari per rimuovere le ecoballe: l’intervento dovrebbe partire entro maggio.
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