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Dossier Mario Peserico: «Italia protagonista nella ripresa europea»

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    Dossier | N. 8 articoliRapporto Orologi

    Mario Peserico: «Italia protagonista nella ripresa europea»

    L'Italia suona la carica? Presto per dirlo ma i risultati dell'indagine di mercato svolta da Gfk Retail & Technology per Assorologi sull'andamento nel 2015 invita a un cauto ottimismo. L'anno che si è appena concluso ha fatto registrare in termini assoluti un + 2% a quantità e un + 8,6% a valore, anche grazie alla domanda interna: gli italiani sono tornati a comprare orologi generando un giro d'affari di 1,41 miliardi di euro per circa 7 milioni di pezzi venduti. Gli stranieri non hanno mai smesso di farlo: dai dati della Federazione orologiera svizzera, salta all'occhio la riscossa dell'Italia la cui quota per l'export di orologi swiss made vale il 6,1%. Insomma il 2016 non poteva iniziare sotto migliori auspici. Mario Peserico, amministratore delegato di Eberhard Italia e presidente di Assorologi, commenta questa tendenza.

    Alla luce dei risultati maturati nel 2015 si possono mettere da parte i dubbi e affermare che l'Italia gode di buona salute?
    I dati della Fédération de l'industrie horlogère suissevedono il mercato italiano in crescita. In termini generali il nostro Paese è l'unico dei primi cinque mercati per l'export dell'industria orologeria svizzera ad aver avuto un segno più nel 2015. Una performance che ha permesso all'Italia di collocarsi al quarto posto alle spalle di Hong Kong, Stati Uniti e Cina. Non siamo ancora tornati però al periodo precedente al 2008 quando l'Italia occupava stabilmente le primissime posizioni. Un altro elemento evidente è che al rallentamento della domanda in Oriente, con la sola eccezione del Giappone, corrisponde una ripresa dell'interesse all'acquisto di orologi che oggi vede l'Europa di nuovo protagonista. Oltre all'Italia anche Regno Unito e Francia si sono distinti per gli ottimi risultati del 2015.

    Quanto incide per l'Italia il fattore turismo?
    Molto. L'Italia resta, ed è questa la sua forza, una destinazione ad elevata attrattiva turistica al punto che anche la drastica riduzione della clientela russa è stata ampiamente compensata dal ritorno di quella americana e dalla presenza cinese che continua, nonostante le politiche messe a punto dal governo per incentivare gli acquisti localmente, a comperare ancora all'estero.

    Sul fronte domestico, come valuta i risultati emersi dalla ricerca di Gfk Retail & Technology?
    La notizia è la crescita del valore alla quale corrisponde anche una diminuzione del volume. Questo vuol dire che il prezzo medio è cresciuto sensibilmente e oggi si colloca abbondantemente sopra i 200 euro. Un segnale positivo rispetto agli ultimi anni quando abbiamo invece assistito a un rallentamento dei prezzi che ha costretto molte marche a rivedere al ribasso i propri listini. Ma non è l'unico elemento degno di nota. L'altro tema riguarda la percentuale di chi acquista un orologio, scesa oggi al 9,4% contro il 10,1% del 2014. Un calo al quale però come abbiamo visto corrisponde un aumento del valore del prezzo medio che nel 2015 è stato dell'11,9 per cento.

    Sui canali di vendita quali sono le novità emerse dalla ricerca?
    L'aspetto che più mi ha stupito riguarda gli smartwatch. Dalla rilevazione di Gfk emerge che circa il 50% delle persone si aspetta che questo dispositivo sia venduto nei negozi di orologi. Ancora non è chiaro, nè l'indagine lo ha espresso in modo evidente, se per il consumatore lo smartwatch sia l'alternativa a un orologio tradizionale e come tale debba essere contemplato nell'ambito di un'offerta presente all'interno di un punto vendita dedicato all'orologeria. Nella realtà sappiamo che questi dispositivi sono reperibili nei canali di vendita legati al mondo dell'elettronica o nei monomarca riferiti ai marchi che trattano articoli hi-tech o d'informatica. Questo tema sarà oggetto di un approfondimento.

    A proposito di monomarca, ritiene che il trend di crescita sia destinato a continuare in futuro?
    Devo dire che l'Italia è un mercato che vive al traino di ciò che accade fuori dai confini. Un discorso che vale soprattutto per i monomarca che sono nati in quei mercati, come l'Oriente e la Cina, nei quali la cultura orologiera si è sviluppata da poco così come l'approccio all'acquisto che ha trovato il suo sbocco ideale su questo canale. Da qui è nata l'esigenza da parte dei principali gruppi d'intercettare la clientela offrendo loro questo particolare format anche nelle destinazioni all'estero. Per mercati come l'Italia dove la tradizione orologiera è più consolidata resiste ancora il concetto di multimarca per il consumatore locale. Ultimamente stiamo assistendo a una razionalizzazione dei monomarca nei Paesi del Sud Est asiatico figlia di un evidente rallentamento delle performance di quell'area geografica. La rete distributiva in Italia sta facendo emergere una concentrazione di punti vendita multimarca nelle principli città a discapito delle aree più periferiche.

    Quali sono le previsioni per il 2016?
    Gli effetti legati all'innalzamento della soglia a 3 mila euro per l'utilizzo dei contanti negli acquisti rappresenta sicuramente un buon punto di partenza. Ma da solo non basta. Serve un clima politico più chiaro e stabile per riportare quella fiducia nei consumatori che oggi ancora manca e che di riflesso non aiuta a far ripartire i consumi interni.

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