Economia

Il robot collaborativo lavora a fianco degli operai

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innovazione

Il robot collaborativo lavora a fianco degli operai

La rivoluzione industriale passa attraverso la robotica collaborativa (o cooperativa). Ed è una rivoluzione che - assicura Gianfranco Carbonato, presidente di Confindustria Piemonte ma anche di Prima Industrie - è già iniziata: «In Giappone il robot è giù uscito dalla gabbia in cui era confinato, lotano dai lavoratori umani; robot e uomini stanno lavorando fianco a fianco».

Un cambiamento epocale che, però, richiederà cospicui investimenti, come è emerso dal primo Salone italiano della Robotica, organizzato al Lingotto Fiere di Torino nell’ambito della fiera internazionale A&T dedicata all’innovazione. E la rivoluzione non potrà non partire dal Piemonte, dove la robotica è nata grazie ad aziende come Dea, Comau, Prima Industrie. Ma, ancora prima, grazie all’eredità di Olivetti e Fiat nel campo della elettronica e della meccanica che hanno dato vita alla meccatronica.

Domenico Appendino, vicepresidenti di Siri (l’associazione della robotica e dell’automazione), ricorda che il Piemonte rappresenta il 64% del fatturato italiano del settore ed il 68% dell’occupazione. Ed in Piemonte, aggiunge, grazie a Dea, Olivetti e Prima Industrie sono stati creati particolari robot industriali che si sono poi diffusi in tutto il mondo. D’altronde l’Italia sta perdendo posizioni nella classifica mondiale che analizza la presenza di robot in fabbrica. Eravamo al 4° posto 10 anni or sono, siamo al 7° posto attualmente, mantenendo la seconda posizione in Europa, alle spalle delle Germania, ma a grande distanza.

Eppure le economie che crescono di più, a partire da quelle asiatiche, sono anche quelle con la maggior concentrazione di robot. Dalla Cina al Giappone, dalla Corea agli Stati Uniti, alla stessa Germania. Ma i robot costano e gli investimenti, in Italia, restano ancora lontani dai livelli necessari. Carbonato auspica che siano grandi gruppi internazionali ad investire in Piemonte, puntando sulla grande qualità professionale degli addetti che operano nel settore e su un tessuto imprenditoriale d’avanguardia. «Un settore che - ha precisato Carbonato - in termini di export vale più di abbigliamento, arredamento ed alimentare messi insieme». Ed un contributo viene anche dall’Ice, l’Istituto per il commercio estero creato nel luglio del 1926 grazie ad una precisa strategia internazionale e cheora punta a portare sui mercati estrei altre 20 mila Pmi italiane, con una crescita del fatturato export di 50 miliardi nell’arco di tre anni.

Appendino ha anche fugato i timori relativi all’impatto occupazionale provocato dall’introduzione dei robot. Perché ovunque sono stati installati, l’occupazione è cresciuta. E questo non vale solo per i grandi gruppi perché, sempre più spesso, sono le Pmi a ricorrere ai robot. Indispensabili ed insostituibili per alcune lavorazioni. Con una particolarità tutta italiana per quanto riguarda i settori in cui i robot vengono utilizzati: la meccanica incide per il 20% a fronte del 9% della media mondiale mentre il food & beverage pesa per il 13% mentre non entra nelle classifiche internazionali.

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