Economia

ScreenSud, ad Acerra gli operai diventano imprenditori

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una storia di riscatto

ScreenSud, ad Acerra gli operai diventano imprenditori

  • –di Donata Marrazzo

Da operai diventano imprenditori, da risparmiatori investitori, da lavoratori dipendenti a soci di cooperative. Salvano le imprese sommerse dai debiti, le acquistano (solo un ramo o interamente), le rilanciano. E salvaguardano il proprio posto di lavoro. Ecco i workers buyout. Un fenomeno di riconversione complesso ma in espansione: le aziende recuperate hanno un alto tasso di sopravvivenza (50%). Superiore a quello delle startup.

Ad Acerra è nato ScreenSud
In Campania, ad Acerra, il 1 marzo è nata ScreenSud: è una storia di riscatto. Fino al 2012 l'azienda aveva sede a Nola. Si chiamava Lafer: produceva ed esportava nel mondo reti d'acciaio per vagliature industriali. Contava 50 dipendenti e fatturava 7 milioni di euro. Poi, la crisi e il calo costante: le entrate si sono ridotte di due terzi. Fino al fallimento. Ma in dodici hanno avuto coraggio: dopo alcuni anni di inattività hanno deciso di ripartire seguendo la procedura del workers buyout. A sostenerli, il sistema cooperativo: Cfi (Cooperazione finanza impresa e dai fondi mutualistici), Coopfond e fondo Sviluppo ( i fondi mutualistici di Legacoop e Confcooperative) hanno finanziato l'operazione con 350mila euro.

Dal fallimento dell'azienda alla cooperativa
Il percorso è stato duro e accidentato: il Tribunale di Napoli, dichiarando fallita la società, aveva interrotto il concordato. «Ma grazie al diritto di prelazione che è concesso alle cooperative di ex dipendenti abbiamo avuto la meglio sulle altre società che volevano partecipare all'asta. Così nel 2015 siamo riusciti ad acquistare i macchinari e a trasferirci nel nuovo stabile», racconta Raffaele, oggi presidente del Cda della cooperativa ScreenSud. Già riattivati i rapporti con l'estero: da Marocco, Olanda e Francia, sono arrivate le prime commesse. «Certo non si dorme più la notte. Le responsabilità sono triplicate».

La legge Marcora per le cooperative
C'è anche lo Stato che supporta i workers buyout. Dal 1985 è in vigore la legge Marcora (e successive modifiche): prevede «un regime di aiuto finalizzato a promuovere la nascita e lo sviluppo di società cooperative di piccola e media dimensione». La norma stabilisce finanziamenti agevolati (concessi dalle stesse società finanziarie partecipate dal ministero dello Sviluppo economico) al fine di assicurare al piano d'impresa delle cooperative un'adeguata ed equilibrata copertura finanziaria, sia in termini di mezzi propri sia di indebitamento a medio lungo termine.

Fondi a sostegno dei percorsi di “Wbo”
In particolare, la legge promuove la costituzione di cooperative da parte di lavoratori licenziati, cassaintegrati o dipendenti di aziende in crisi o sottoposte a procedure concorsuali «attraverso un fondo di rotazione per il finanziamento di progetti formulati da società cooperative, nonché un fondo speciale per gli interventi a salvaguardia dei livelli di occupazione, tramite l'assunzione di opportune iniziative imprenditoriali in forma cooperativa da parte di ben determinate categorie di lavoratori».

In aumento le fabbriche recuperate
Con il buyout di manager-lavoratori è stata salvata la Ideal Standard di Orcenico (Pordenone), la Italcables di Caivano (Napoli), la copisteria Zanardi di Padova. Centoventidue le fabbriche recuperate (e a pieno regime) in Italia, secondo l'ultimo rapporto Euricse del 2015. I casi aumentano. Dal 2011 Coopfond (Fondo promozione cooperative) ha approvato 50 progetti di “Wbo” in cui sono coinvolti mille soci e 1.192 lavoratori, con interventi pari a circa 14 milioni di euro.

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