Economia

Falsi Igp e Dop per 4,3 miliardi

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le stime di bruxelles

Falsi Igp e Dop per 4,3 miliardi

MILANO - Dalle bollicine francesi alla cipolla rossa di Tropea. Quanto vale, solo in Europa, la contraffazione dei prodotti Dop e Igp? Una prima mappatura – nella Ue a 28 – ha provato a tracciarla la Euipo (l'Agenzia Ue per la tutela della proprietà intellettuale) che ha cercato di fotografare il giro d'affari dei prodotti Dop e Igp alterati o totalmente falsi.
Le conclusioni sono che, in Europa, il giro d'affari della contraffazione su cibi e bevande Dop e Igp vale almeno 4,3 miliardi di euro, circa il 9% della produzione legale. Mentre il danno ai consumatori – che credono, in buona fede, di comprare prodotti originali e invece acquistano quelli che non lo sono – ammonterebbe a circa 2,3 miliardi di euro (pari al 4,8% del totale acquisti).

In realtà si tratta di stime. Perchè all'indagine dell'Euipo – che ha elaborato dati 2014 – non hanno risposto tutti e 28 gli Stati membri della Ue. Ma solo 17. Per i quali, però, è accertato che la contraffazione di Dop e Igp raggiunge un giro d'affari di oltre 3,5 miliardi. Da quì, considerando le dimensioni e la differente capacità di produzione agroalimentare degli altri, si è giunti a stimare un danno complessivo di 4,3 miliardi.
I paesi più colpiti – dove si vendono più false denominazioni di origine – sono anche quelli dove si producono più originali. In cima, la Francia (con un giro d'affari da contraffazione di oltre 1,5 miliardi di euro), seguita da Italia (682 milioni), Germania (598 milioni), Spagna (266 milioni) e Grecia (234 milioni). Del resto, in Europa, è anche differente la “cultura” del consumo di questi prodotti, di gamma più alta e spesso più costosi: 234 euro di consumo pro capite in Francia contro i 32 euro dell'Olanda.
I prodotti maggiormente “vittime” di contraffazione e frodi sono il vino (giro d'affari da falsi di oltre 2,1 miliardi, pari all'8,4% del mercato legale), gli altri alcolici (811 miliardi, pari al 12,7%), i formaggi (644 miliardi, il 10,6% delle vendite di originali), le carni (402 miliardi, ovvero l'11%) e frutta-verdura-cereali (94 miliardi di falsi, pari all'11,5% del mercato legale).

Le principali violazioni, invece, riguardano imitazione ed evocazione del marchio, etichetta ingannevole e falsificazione delle specifiche, riguardanti ingredienti e/o lavorazioni (come il corretto impacchettamento o porzionamento del prodotto). E se nel caso del vino le falsificazioni si con centrano soprattutto sulle imitazioni e sulle etichette ingannevoli, negli alcolici, oltre a queste ultime, il raggiro si rileva anche in informazioni false sugli ingredienti contenuti nel prodotto e sulla lavorazione per ottenerlo.Imitazioni ed evocazioni dei nomi originali – come la “Mortadela” slovena o il “Parmezali” rumeno – sono, invece, “tipici” nel commercio di formaggi, carne e prodotti vegetali.
Insomma, quel che ne esce è un quadro che – tra contraffazione vera e propria, frodi in etichetta e Italian Sounding – ”si mangia” una fetta importante del Pil dell'agroalimentare europeo e soprattutto italiano. Ne ha parlato ieri anche il commissario europeo all'Agricoltura Vytenis Povilas Andriukaitis, a Parma durante la sua visita all'Efsa, l'Authority alimentare europea. «Il tema della tutela dei prodotti tipici è una questione assolutamente importante – ha detto Andriukaitis – ma è altrettanto importante che agricoltori, produttori e operatori sottopongano la questione al Governo italiano. Noi siamo disponibili ad offrire il nostro supporto a questa battaglia». Andriukaitis ha poi rassicurato sul Ttip, (l'accordo commerciale Ue-Usa) specificando che «non si tratta di negoziare gli standard di sicurezza alimentare dell'Europa. Su questo – ha concluso – non negozieremo mai» .

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