«Non voglio demonizzare la Siae ma ci sono problematiche difficili da superare e Soundreef è un’alternativa fresca», dice Fedez. «Abbiamo saputo e preso atto della scelta di Fedez e certamente ci dispiace perdere uno dei nostri 80.000 associati», replica Siae. Fedez è sicuramente il primo artista italiano di un certo peso che lascia la Siae per approdare in una società di collecting indipendente, la Soundreef. L’annuncio in una conferenza stampa congiunta, oggi a Milano. L’addio sarà operativo dal 2017.
La polemica. Si consuma così un strappo destinato a pesare, eccome, in un dibattito sull’opportunità di liberalizzare il collecting e che ha preso la forma di inviti che iniziano a essere sempre più pressanti nei confronti del ministro Franceschini, per il mancato recepimento, anche nel nostro Paese, della Direttiva Barnier, e la conseguente mancata liberalizzazione della gestione del collecting.
Le motivazioni di Fedez. «Non voglio demonizzare Siae, ma ci sono problematiche difficili da suoperare e Soundreef è un’alternativa fresca», ha detto Fedez riconoscendo all’attuale presidente, Filippo Sugar, «con cui ho avuto un confronto franco» il fatto di essere «il miglior presidente che Siae possa avere». Ciononostante «Un mese fa mia mamma, con cui lavoro, mi ha mostrato la rendicontazione del 2013. Non c’era ancora Renzi ma Papa Ratzinger: è passato troppo tempo. Quindi ho cominciato ad informarmi e cercare un’alternativa». Di Soundreef Fedez dice quindi di apprezzare il fatto che «loro vogliono eliminare i borderò cartacei con una sorta di “Shazam” digitale: mi sembra una scelta al passo con i tempi». Quindi insomma un sistema digitale per individuare i passaggi in maniera sicuramente più precisa. C’è pure tempo per passare a punzecchiature sugli immobili acquistati dalla società per milioni di euro: «I loro soci lo sanno? Io ero un loro socio, anche a me servirebbe un immobile».
Soundreef. Al suo fianco, l’amministratore delegato di Soundreef, Davide D’Atri, ha spiegato che l’accordo siglato con Fedez ha valore in quanto «la Commissione europea ha stabilito che un autore si può iscrivere alla collecting che vuole» e Soundreef è stata riconosciuta in Uk il 18 marzo scorso. Nel merito: «Soundreef rendiconta le utilizzazioni entro 7 giorni dal concerto e paga le royalty entro 90 giorni dal concerto, sia per il nazionale sia per l’internazionale. La nostra rendicontazione è analitica al 100%. Ciò che viene suonato viene pagato e gli utenti attraverso l'account online possono verificare in tempo reale come e quando hanno guadagnato».
La replica di Siae. «Continuiamo a stimare ed apprezzare Fedez come autore e come artista e tuttavia riteniamo che talune sue dichiarazioni siano frutto di una non corretta informazione», è la replica di Siae affidata a una nota in cui viene messo in evidenza che «dal 1° gennaio 2015 a fine marzo 2016 circa 6.000 nuovi autori under 31 si sono iscritti a Siae. Un boom di adesioni che ci inorgoglisce e ci conferma che gli sforzi che la Società sta facendo per migliorare i servizi per i propri associati - digitalizzando l'offerta, pubblicando online bilancio e relazione di trasparenza, azzerando la quota d'iscrizione per giovani e start up editoriali e abbassando la nostra provvigione, che oggi in media è sotto al 16% - stanno andando nella giusta direzione». La Società Italiana degli Autori ed Editori «tutela in tutto 45 milioni di opere in virtù di 270 accordi di rappresentanza con società di collecting estere. Realizziamo circa 1,2 milioni di licenze all'anno e serviamo oltre 500mila utilizzatori sul territorio».
Il nodo liberalizzazione. La scelta del rapper milanese cade proprio nei giorni in cui in Parlamento si discute la riforma della Società italiana autori ed editori, iter che al di fuori delle aule romane alimenta un dibattito infuocato tra gli addetti ai lavori delle opere dell'ingegno. In principio fu infatti la cosiddetta direttiva Barnier (la numero 26 del 2014) con la quale la Commissione europea apriva di fatto il mercato del collecting dei Paesi membri dell'Unione. Un provvedimento vincolante, sì, ma di interpretazione non univoca. Il tema è fino a che punto debba spingersi la liberalizzazione chiesta da Bruxelles: per alcuni deve prefigurare la concorrenza tra le società di collecting dei diversi Stati (io autore europeo sarei libero, cioè, di affidare i diritti delle mie opere a una società di un qualsiasi Stato membro), per altri significa la rottura di monopoli storici (come quello di Siae in Italia) nelle attività di riscossione all'interno dei singoli Stati.
Le scelte del Governo. L’arrivo del governo Renzi e l’insediamento di Dario Franceschini come ministro dei Beni culturali sembrava stessero portando l'Italia nella seconda direzione. Negli ultimi anni il Parlamento ha esaminato diverse proposte di legge di recepimento della direttiva Barnier tutte tendenti a un processo di liberalizzazione, inteso nel senso più ampio del termine. Il termine per il recepimento è scaduto però lo scorso 10 aprile, l'Italia non ha ancora legiferato ma il Parlamento ha ora allo studio – il varo è atteso nelle prossime settimane – un provvedimento che fa una cosa molto diversa dagli scenari inizialmente ipotizzati: senza sopprimere il monopolio Siae, riforma quest'ultima nel senso di una maggiore trasparenza. Nei giorni scorsi 300 imprenditori del settore italiani hanno scritto al premier Matteo Renzi chiedendogli di cambiare idea.
La possibile riforma. A ogni modo, ora si punta insomma ad «assicurare che la Società italiana autori ed editori e gli altri organismi di gestione collettiva – recita il testo in discussione - garantiscano idonei standard di trasparenza, efficienza e rappresentatività, comunque adeguati a fornire ai titolari dei diritti una puntuale rendicontazione dell'attività svolta nel loro interesse». Il tutto anche attraverso «l'obbligo di pubblicazione sul proprio sito internet dello statuto, delle condizioni di adesione, della tipologia di contratti applicabile, delle tariffe e delle linee di politica generale sulla distribuzione degli importi dovuti ai titolari di diritti, della relazione di trasparenza annuale nonché, per gli organismi di gestione collettiva operanti in virtù di specifiche disposizioni di legge, attraverso la previsione dell'obbligo di trasmissione al Parlamento di una relazione annuale sui risultati dell'attività svolta». Tutti temi molto cavalcati, negli ultimi anni, da chi ha contestato la Siae. E chissà che la clamorosa presa di posizione di Fedez non acceleri l'iter parlamentare della legge di recepimento della direttiva Barnier.
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