Economia

Produttori in difesa del «made in Italy»

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Lavoro

Produttori in difesa del «made in Italy»

  • –Ilaria Vesentini

BOLOGNA

Oltre 7mila agricoltori hanno risposto ieri all’appello di Coldiretti e si sono riuniti,armati di bandiere e trattori, dentro e fuori al Paladozza di Bologna per difendere il made in Italy agroalimentare e chiedere di rafforzare la lotta alla contraffazione e falsificazione dei nostri prodotti di qualità. «Lotta che potrebbe creare 300mila nuovi posti di lavoro», sottolinea il Dossier Coldiretti, che ha collaborato con la task force dei Nas all’estero, grazie a un progetto Europol, per verificare che cosa viene spacciato come italiano sugli scaffali di 11 Paesi europei.

L’Emilia-Romagna è, tra le regioni, quella che paga il conto più salato dell’italian sounding, con i suoi 43 prodotti Dop e Igp che le valgono il primato dei prodotti d’origine riconosciuti dall’Ue. Ma anche delle imitazioni: dai Kapeleti e la Mortadela sloveni al Parmezali rumeno: tutti esposti – assieme ad altre centinaia di prodotti ingannevoli che usano immagini, parole e tricolore italiani – in lunghe tavolate davanti al Paladozza, distinti per capitali europee, per raccontare anche visivamente quanto business viene sottratto agli originali. «Due prodotti su tre venduti come italiani nei supermercati esteri non hanno nulla a che fare con la realtà produttiva nazionale – ribadisce il presidente di Coldiretti, Roberto Moncalvo – un inganno che vale 60 miliardi di euro, quasi il doppio dei prodotti originali». L’export di vero made in Italy agroalimentare ha raggiunto infatti nel 2015 i 36,8 miliardi di euro, un record storico (+74% negli ultimi dieci anni) ma anche una cifra assolutamente sottodimensionata se si pensa a quanto i produttori italiani potrebbero riprendersi dello spazio oggi occupato da “cloni”.

Il ministro dell’Agricoltura, Maurizio Martina, ha ricordato che l’Italia è il Paese europeo che ha i controlli più capillari nel mercato comunitario, «ma dobbiamo fare di più. E soprattutto l’Europa deve alzare il livello della tutela e della garanzia delle produzioni di qualità». A partire dalla battaglia per l’etichettatura obbligatoria d’origine, «la vera cintura di sicurezza per salvare la distintività del nostro sistema agroalimentare», sostiene Coldiretti.

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