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Marche a passo di gambero

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Industria

Marche a passo di gambero

ANCONA

C’è un numero, su tutti, che spiega il perché il manifatturiero marchigiano continua a soffrire più della media del Paese e perché dal 2011 a oggi la linea di produttività e occupazione dell’industria regionale è un elettroencefalogramma piatto: si contano sulle dita di due mani le imprese sopra i 250 milioni di fatturato, sono meno del 10% quelle sopra i 50 milioni. «Sono le realtà medio-grandi quelle che in questi anni di crisi mostrano le migliori performance. È vero che bisogna innovare per essere competitivi, ma prima ancora bisogna crescere. Chi non è strutturato non ha le forze per innovare». Punta il dito contro il nanismo imprenditoriale il docente di Economia industriale della Politecnica delle Marche, Marco Cucculelli, illustrando ad Ancona il Rapporto 2015 dell’industria marchigiana.

«Partiamo dal valore aggiunto che il nostro centro studi ha sempre portato al dibattito pubblico regionale con l’analisi dei dati per capire che cosa è accaduto, ma oggi iniziamo anche a raccontare e ad anticipare le traiettorie del futuro, per stimolare il cambiamento e far convergere gli sforzi di tutti gli attori sul rilancio del nostro ecosistema manifatturiero» afferma il presidente di Confindustria Marche, Bruno Bucciarelli, introducendo i lavori del “1° Forum Marche Impresa”.

L’analisi racconta che l’industria marchigiana nel 2015 ha guadagnato appena lo 0,9% della produzione, contro il +1,7% del manifatturiero italiano, ha recuperato volumi di vendita sul mercato interno (+1,6% dopo due anni di segni meno) ma ha rallentato il passo nell’export (+0,9%, ma era +1,8% nel 2014) . «Le Marche sono passate da un differenziale di competitività positivo rispetto all’Italia a uno negativo negli ultimi dieci anni – precisa Cucculelli – con un livellamento verso il basso di imprese manifatturiere (19.500) e occupati (180mila) dal 2011 in poi».

Dove andrà la curva del tessuto produttivo marchigiano? Verso un’ulteriore riduzione del numero di aziende a parità di occupazione, ovvero verso realtà più grandi e quindi più in grado di concentrare competenze e investimenti, di rimediare ai gap sul digitale e sull’equity e quindi di tornare a crescere: è la sintesi del confronto con il guru italiano dell’innovazione Alessandro Rimassa prima e tra i cinque i presidenti delle territoriali marchigiane che nel 2016 si fonderanno . «La fusione era il primo dei due obiettivi che mi sono dato a inizio mandato, un anno fa. L’altro – conclude Bucciarelli - è portare avanti il dialogo con tutte le forze del territorio per rilanciare la politica industriale».

Pesa l’incognita sulla proprietà di Nuova Banca Marche: ieri il presidente Roberto Nicastro era seduto ad Ancona tra gli industriali a confermare l'impegno come primo istituto di credito per famiglie e imprese locali. Che il 27 maggio, il giorno dopo la sua elezione a presidente nazionale, aspettano ad Ancona Vincenzo Boccia per parlare di internazionalizzazione.

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