Economia

Produzioni made in Italy le più falsificate d’Europa

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Produzioni made in Italy le più falsificate d’Europa

La contraffazione internazionale si “mangia”, ogni anno, il Pil dell'Austria. Il commercio internazionale di falsi e prodotti “pirata” vale 338 miliardi di euro (461 miliardi di dollari) ed equivale al 2,5 % degli scambi commerciali a livello mondiale. Nella sola Unione europea, è un giro d'affari che vale 85 miliardi e rappresenta ben il 5% delle importazioni totali. Insomma ogni 100 prodotti alle porte della Ue, 5 sono falsi.

Presentata, ieri mattina a Parigi, la nuova mappatura dei falsi, prodotta dall'Ufficio dell'Unione europea per la proprietà intellettuale (l'Euipo) e dall'Ocse. Frutto di 18 mesi di lavoro, il nuovo documento, intitolato Trade in Counterfeit and Pirated Goods: Mapping the Economic Impact stima gli effetti economici della contraffazione e della pirateria sugli scambi internazionali incrociando i dati forniti dall'Organizzazione mondiale delle dogane, dalla Dg Fiscalità della Commissione europea e dalle Autorità doganali Usa. Da dove emerge che se i Paesi che più brevettano sono anche i più colpiti dal fenomeno, in quelli emergenti non solo si concentra la maggiore produzione di fake (cosa nota) ma molti sono diventati Paesi di transito in cui la logistica del “nero” è un business di per sè.

Un fenomeno che si conferma in crescita. L'ultimo studio Ocse, datato 2008, stimava come le merci contraffatte e pirata toccassero i 200 miliardi di dollari (fino all'1,9% delle importazioni mondiali). Siamo a più del doppio.

Lo studio Euipo-Ocse analizza i sequestri effettuati alle dogane dei Paesi Ocse nel 2011, 2012 e 2013 (circa 140mila sequestri l'anno). Se il 20% dei sequestri riguarda marchi “tutelati” di imprese Usa, il 14,6% del falsi confiscati sono copie di abiti, scarpe e prodotti “Made in Italy”. Seguono Francia (12,1%), Svizzera (11,7%), Giappone (8,2%) e Germania (7,5 per cento). Anche la Cina che brevetta comincia ad essere colpita: l'1,3% dei sequestri riguarda falso “Made in China”. Nella top-5 dei prodotti sequestrati, nel solo 2013, ci sono scarpe, abbigliamento e accessori, pelletteria, apparecchiature eletriche e ricambistica. Seguono orologi e strumentazioni ottiche e mediche.

Tra il 2011 e il 2013, il 62% della merce sequestrata è arrivata via posta; nel 20% per via aerea e solo nel 9% del casi via mare. Su camion solo il 7% delle confische. Il chè sembra avvalorare la tesi di alcuni esperti che in alcuni porti nonchè autostrade di frontiera non è che i falsi non viaggino più. Semplicemente controlli sono labili.

Cresce comunque la tendenza a spedire “falsi” e materiale “pirata” in piccole spedizioni. Le confische per non più di 10 pezzi sono il 43% delle spedizioni fermate.

I Paesi di provenienza, per ordine di sequestri, sono Hong Kong, Cina, Turchia, Siria, Grecia, Nepal, Tunisia, Armenia, Yemen, Marocco e Panama.

«La proprietà intellettuale genera valore per le imprese e le economie, e l'efficace tutela e applicazione della PI aiutano a promuovere l'innovazione e la crescita economica. «Ai governi di tutto il mondo – ha affermato il direttore esecutivo dell'Euipo, António Campinos – occorrono dati affidabili e oggettivi per poter valutare il pericolo posto dalla contraffazione e dalla pirateria a livello nazionale, della Ue e internazionale. Questa relazione fornisce loro un contributo per poter svolgere un tale compito».

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